Cultura

Quando i piemontesi diffamarono i Borbone: le foto pornografiche della regina Maria Sofia

Poco dopo la metà dell’Ottocento la Roma papalina fu scossa dal primo eclatante scandalo della storia. La regina di Napoli, Maria Sofia Wittelsbach, (sorella minore di Sissi), appena deposta dai piemontesi dopo l’assedio di Gaeta e rifugiatasi col marito a Roma fu fotografata nuda. Nel 1862 circolarono a Napoli e in tutta la penisola presunte foto in cui la sovrana era ritratta senza veli e in pose oscene.

In realtà si trattava di fotomontaggi, i primi della storia, in cui gli autori furono scoperti e condannati. Le foto, però, conquistarono le prime pagine dei giornali, un po’ come succede oggi per i protagonisti del jetset. Queste furono messe in circolazione da agenti liberali filo-piemontesi, la polizia li scoprì grazie alle rivelazioni della pentita, Costanza Vaccari Diotallevi.

Nel frattempo la regina Maria Sofia, pare che non fu per niente turbata dallo scandalo, anzi si recò in Baviera per poter partorire, lontano dal marito, il figlio concepito con un ufficiale pontificio.

Ma perché i piemontesi misero in atto una macchinazione così accanita contro la Regina? La lotta per la riconquista del trono, da cui fu spodestata insieme al marito, fu la sua unica missione fino alla fine dei suoi giorni. Per combattere la popolarità della Regina, che personificava i simboli e gli ideali borbonici, i comitati liberali sostenuti dai Piemontesi condussero a Roma una forte campagna denigratoria contro Maria Sofia e il marito Francesco II di Borbone.

I fotomontaggi furono realizzati pagando una ventenne prostituta romana, Costanza Vaccari, che in cambio di 100 scudi posò come modella per le foto. Questa era ritratta in pose oscene, come quella di un rapporto sessuale con uno zuavo pontificio o “totalmente ignuda, seduta semisdraiata in una poltrona, con la mano alla natura in atto di far ditali, avente in prospettiva di essa i ritratti di Sua Santità, del signor Generale De Goyon, dell’eminentissimo Antonelli“, come testimonia un verbale dell’epoca. In seguito sul corpo della modella fu montato il capo della regina.

La ventenne Costanza sostenne nella sua deposizione, che lo scopo dei “piemontesi” era quello di colpire la coppia reale, anche con altri mezzi, tra cui un’aggressione al Re, non riuscita, lungo i viali del Pincio, e una “impertinenza” a Maria Sofia, durante una delle sue quotidiane uscite da Palazzo.

I colpevoli furono condannati ma il danno ormai era fatto: le foto circolarono in tutta Italia e nel resto d’Europa. Fu un episodio vergognoso che dimostra quanto poteva scendere in basso la propaganda liberale piemontese per diffamare i sovrani sconfitti.

 

Fonti:

La storia in rete.it

periodico Agorà XIX,XX, ott.-dic. 2004 / genn..-mar. 2005