Cultura

Irene da Tessalonica: la Santa che protegge Napoli dai fulmini

Tra i Santi compatroni di Napoli, si narra la presenza di Santa Irene, alla quale fu attribuito il ruolo di protettrice contro i fulmini.
La sua storia appare ancora avvolta nel mistero dato che esiste un’altra santa omonima venerata dagli abitanti della città di Lecce.
La santa in questione è la vergine e martire di Tessalonica, nata ad Aquileia intorno il III secolo d.C. e morta a Salonicco nel 304 a seguito del martirio subito.
Attualmente è celebrata dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa il 1 aprile.

Come già detto, non è possibile ricostruire l’intero vissuto della Santa martire, tuttavia appaiono evidenti alcuni elementi e vicende della sua vita.
Nata da genitori pagani di nobili origini, Irene era l’ultima di tre sorelle. Il suo nome, così come quello delle sue sorelle, Agape e Chionia, non è quello che le fu attribuito dalla nascita: abbracciato il culto cristiano, le giovani donne furono battezzate con nomi che simboleggiavano la pace (Irene), la carità (Agape) e la purezza (Chionia).
Le tre sorelle furono sempre considerate dai fedeli come modello di santità, tanto che ad Irene vennero affidati i Libri Sacri contenenti la parola di Dio. A partire dal 303 il Cristianesimo affrontò momenti molto bui e con l’editto di Nicomedia, sottoscritto dall’imperatore Diocleziano, tutti i libri sacri furono distrutti.

Irene, Agape e Chionia, per sfuggire alle persecuzioni, si rifugiarono in un luogo di montagna e fecero ritorno in città solo quando la situazione sembrò placarsi.
Dato che non esistono documentazioni attendibili, non ci è dato sapere le motivazioni che spinsero le donne a trasferirsi fino in Grecia, a Tessalonica, dove furono catturate ed uccise in seguito all’emanazione del quarto editto imperiale.
Molti racconti e credenze popolari, non accertate, ruotano intorno le vicende delle tre donne, si racconta infatti che a Tessalonica vi era un colle, il Monte dei Martiri, sul quale Irene, Agape e Chionia avevano patito le pene del martirio per amore del Signore, e sul quale Irene, in nome di Dio, fu legata ad una catasta di legna.
I resti del corpo della santa sono conservati a Sorrento, nella Chiesa dei Santi Felice e Baccolo.

L’importanza che le fu attribuita fu tale da nominarla compatrona di Napoli verso la seconda metà del ‘700. Nel 1733, in suo onore fu realizzato dall’artista Carlo Schisano, un busto reliquiario.
L’incantevole busto argenteo, oggi presente nel Museo del Tesoro di San Gennaro, rappresenta la Santa mentre allontana i fulmini dalla città. Al suo fianco vi è un putto in rame dorato che regge sulla testa una veduta di Napoli.