Cultura

Il Postino: storia dell’ultimo capolavoro di Massimo Troisi a 25 anni dall’uscita

Venticinque anni fa ci lasciava Massimo Troisi, uno dei partenopei più amati di tutti i tempi. Un’artista ricordato per le sue battute, la sua timidezza di perla e per quell’aria da “Antinapoletano” malinconico che tanto affascinava.

Tra i tanti film che recano la sua firma, uno dei più belli e commoventi è senza dubbio Il Postino.  Un’opera che quest’anno festeggia i 25 anni e che rappresenta un po’ il testamento spirituale dell’artista di San Giorgio A Cremano. Tutto il mondo applaudì questo capolavoro, che per poco non premiò Troisi con il Premio Oscar per il miglior attore protagonista. 

La vicenda è ambientata nel 1952 e narra dell’amicizia nata tra il postino Mario (Massimo Troisi) e il poeta Pablo Neruda (Philippe Noiret). Quest’ultimo che si trovava a scontare l’esilio sull’Isola di Procida, per motivi politici. Una confidenza sorta per sbaglio, la quale porterà i due protagonisti (tanto diversi fra loro, ma accomunati dalla passione per la poesia) a conoscersi meglio e a superare diverse vicissitudini. Tra questi ultimi, come non ricordare l’aiuto che Pablo dà al postino nel conquistare la sua amata, la giovane e bella Beatrice (Maria Grazia Cucinotta).

Sin dall’inizio delle riprese, Troisi avvertiva i sintomi della malattia che lo avrebbe stroncato di lì a poco. Fu uno sforzo non da poco per l’attore, il quale dovette rinunciare a girare alcune scene. Una vera e propria controfigura dovette infatti sostituirlo nelle in cui, salendo per le colline isolane, muovendosi usando la bici da postino. Ciò però rende ancora più commovente il racconto, se si pensa alla gioia di vivere e di fare il mestiere propria dell’uomo Troisi. 

Il film riscosse da subito il successo di critica e di pubblico. Con il guadagno di oltre 80 milioni di dollari, è ancora oggi uno dei film italiani che ha incassato di più al botteghino. Il film conquistò ben 5 candidature all’Oscar nel 1996, anche se alla fine la statuetta arrivò solo per la colonna sonora. Quest’ultima fu composta da Luis Bacalov ed è ancora oggi una delle più apprezzate della storia del cinema.

Nella ricorrenza della sua morte, pensiamo che non vi sia modo migliore che ricordare Massimo Troisi con la sua arte. L’invito migliore è quello di rivedere i suoi capolavori, discorrerne e cercare di stimarle. Ciò soprattutto se siete tra coloro (come chi vi scrive) che, per ragioni anagrafiche, non hanno potuto pienamente apprezzare quest’artista quando era in vita.