Un poeta-soldato, animato nella sua vita e nella sua produzione letteraria da una ardente passione politica, ma soprattutto dal sogno nazionalista. Voleva a ogni costo l’indipendenza e l’unità dell’Italia.
E proprio in questo suo forte ardore per una popolo unito sotto il medesimo stato, che Ippolito Nievo incontra Napoli: “Napoli è rimasto per me un certo paese magico e misterioso dove le vicende del mondo non camminano ma galoppano, non s’ingranano ma s’accavallano, e dove il sole sfrutta in un giorno quello che nelle altre regioni tarda un mese a fiorire”. Con queste parole, pronunciate dal protagonista, Carlo Altoviti, delle Confessioni d’un italiano, il poeta-soldato elogia la forza reattiva di Napoli e del suo popolo. Ippolito, attraverso il personaggio romanzesco che riflette il suo ardore nazionalista, comunica al lettore la grandiosità dei napoletani nel lottare più di chiunque altro popolo.
Scrivendo “…dove il sole sfrutta in un giorno quello che nelle altre regioni tarda un mese a fiorire” il poeta esplicita il suo positivo stupore. Una forza risolutiva senza eguali, quella napoletana, che unanime combatte per il bene della propria terra e per la volontà comune. Un comportamento che in altre località italiane e in altri popoli di certo non trovava la stessa reattività, ma anzi “…tarda un mese a fiorire”.
Ma Ippolito pare aver incarnato anche un celebre detto partenopeo: “Vedi Napoli e poi muori”. In effetti, proprio tra le acque marine di Napoli e soprattutto tra quelle che circondano l’Isola di Capri, trova la morte con la camicia garibaldina.