Cultura

25 Dicembre 1914, quando il Natale e il calcio fermarono la guerra

Poco più di un secolo fa, nel 1914, iniziava una delle guerre più devastanti della storia: la Prima Guerra Mondiale. Il secondo conflitto bellico più grande della storia portò con sé circa 10 milioni di morti e almeno 20 milioni di feriti, eppure durante quel Natale 1914 non ci furono vittime.

Le bombe, le armi, la paura della morte lasciarono spazio ai regali, allo scambio di auguri, alle partite di calcio, alle chiacchiere e a tutto ciò che potesse solo ricordare l’atmosfera di Natale nonostante ci si trovasse su un fronte di guerra.

Natale 1914, la notte in cui la guerra si fermò

La Grande Guerra era ormai scoppiata in Europa da mesi ormai, un tempo lungo, inesorabile, anche se minimo in confronto agli altri quattro lunghi anni che avrebbero atteso quei soldati prima della fine del conflitto.

Tuttavia, in quel Natale 1914, accadde qualcosa di molto strano sul fronte Occidentale ormai fermo da mesi: non ci fu più alcuna distinzione tra tedeschi, inglesi e francesi, tutti erano accomunati dall’essere uomini e molti si riconobbero in altri soldati di altri eserciti, qualcosa di meraviglioso.

Tutto iniziò la sera della Vigilia quando i soldati tedeschi iniziarono a decorare le trincee nei pressi di Ypres, il giorno dopo, il giorno di Natale, iniziarono ad intonare canzoni natalizie alle quali i soldati inglesi e francesi risposero gioiosi.

A quel punto i primi soldati di entrambi gli schieramenti iniziarono ad attraversare la terra di nessuno, luogo degli scontri, dove erano caduti moltissimi uomini, che ora divenne invece terreno d’incontro, di festa, di scambio di regali, di chiacchierate.

I soldati iniziarono ad inventarsi dei regali da donare ai loro “colleghi”, poi coloro i quali conoscevano le lingue iniziarono a parlare con gli altri soldati delle loro passioni, degli amici, degli hobby, fino a quando a qualcuno non venne in mente di organizzare una bella partita di calcio.

In diversi punti del fronte, si disputarono molte partite di calcio tra inglesi e tedeschi, anche se ci furono delle presenze francesi, all’insegna della condivisione delle passioni di quei giovani, dell’amicizia, della fratellanza che dovrebbe unire tutti gli uomini.

Il calcio come segno di pace

Questa pagina della nostra storia veramente dovrebbe rendere consapevole ognuno di noi di cosa sono capaci gli uomini quando si impegnano: sono riusciti ad usare la forza del Natale e la forza del calcio contro la guerra.

Il calcio unisce, fa divertire, è un segno di pace in un mondo che all’epoca, anche se si potrebbe riproporre anche oggi, era pieno di tensioni, frizioni internazionali che portarono allo scoppio di uno dei conflitti armati più drammatici della storia.

Quanto accaduto, ispirò James Riordan nel suo bestseller “La Notte in cui la Guerra si fermò” che parla proprio di ragazzi, come tutti noi, accomunati dalla passione per il calcio che da un giorno all’altro si trovano catapultati al fronte vedendo perdere i loro cari, dovendo uccidere, e che però almeno per un giorno poterono ritornare a fare quello che meglio gli riusciva: giocare a calcio.

Infine, è giusto rimarcare come se da un lato gli uomini sono capaci di ciò, dall’altro sono capaci di distruggere tutto in pochi secondi, di uccidere, di ferire e di dare spazio a quell’istinto animalesco che in realtà dovrebbe differenziare proprio gli esseri umani dagli altri animali.

In ultima analisi, quello che più di surreale ha questa vicenda è che dal giorno dopo, per quattro lunghissimi anni, il rumore delle bombe, delle armi, la morte diventarono un qualcosa di ineliminabile; da rimarcare anche come dopo soli 20 anni quegli stessi uomini furono chiamati ad affrontare un qualcosa di terribilmente peggiore e devastante: la Seconda Guerra Mondiale.