Il popolo napoletano sappiamo che è molto devoto e religioso ma allo stesso tempo superstizioso ed è per questo che da sempre ha un rapporto particolare con la morte e i morti.
Tendenzialmente il napoletano ha con la morte un rapporto amichevole e spesso tende infatti ad esorcizzarla. Per esempio è diffusa la tradizione di recarsi al Cimitero delle Fontanelle ed “adottare” una testolina di morto (un teschietto o la capuzzella) e chiedere la loro protezione e un segno di riconoscenza una volta giunto in paradiso.
Spesso però entra in gioco anche la superstizione per cui i napoletani rifuggono da luoghi di morte e fanno gesti scaramantici alla vista di bare, morti e cimiteri.
Questo ambiguo rapporto con la morte emerge anche nei tanti proverbi napoletani e qui vogliamo riproporne alcuni tra i più conosciuti e divertenti.
“D’ ‘o muorto e d’ ‘a sposa se parla pe’ otto juòrne” (Del morto e della sposa se ne parla per otto giorni): spesso i funerali e i matrimoni sono gli eventi di cui si parla per più giorni.
“A chiàgnere ‘nu muorto so’ làcreme perze” (A piangere un morto sono lacrime perse): piangere un defunto in realtà o è una forma di ipocrisia o un ultimo gesto di rimorso, perché i morti bisognerebbe lodarli e amarli da vivi.
” ‘A morte nun tene creanza” (La morte non ha educazione): la morte arriva sempre quando meno te l’aspetti, non chiede permesso, non è quindi educata.
“A ppavà e a mmurì, quanno cchiù tarde è possibile” (Pagare e morire, quando più tardi è possibile): invoglia a rimandare le cose che meno ci piace fare, quindi sicuramente la morte e il pagare qualcuno.
“Mentre ‘o miedeco sturéa, ‘o malato se ne more” (Mentre il medico studia, il malato muore): è una metafora quella del medico che rimanda ad operare un malato in fin di vita, sottolineando chi predilige l’inutile pensiero all’azione concreta e proficua.
“Sul’à morte nun c’è rimedio” (Soltanto alla morte non c’è rimedio): qui c’è sintetizzata probabilmente un po’ il carattere dei napoletani che si ingegnano sempre per risolvere i problemi non piangendosi addosso ma trovando sempre un rimedio.
“Meglio murí sazzio ca campà diúno” (Meglio morire sazio, che vivere digiuno).
“Ie torno d’ ‘o muorto e vuje dicite ch’ è vivo!” (Io torno dall’aver visto il morto e voi dite che è vivo!)
” ‘A copp’ ‘o muorto se canta ‘o Miserere” (Sul morto si canta il Miserere)
” ‘A morte e ‘a vita sta ‘mman’ a Ddio” (La morte e la vita stanno nelle mani di Dio)
“Mar’ a chi more e Paraviso nun trova” (Povero chi muore e Paradiso non trova)
” ‘A morte a chi acconcia e a chi scònceca” (La morte favorisce taluni e danneggia altri)
” ‘A morte ‘nzerra ‘a porta” (La morte chiude la porta)
” ‘O muorto ha pigliat’ o vivo” (Il morto ha preso il vivo)
“A morte e subbeto” (Morire al’improvviso)