Nel 2012, poco prima della squalifica, Alex Shwazer, tentò di difendere la sua posizione, inviando una mail ad uno dei medici della Fidal, pubblicata all’epoca da Il Sole 14 Ore e riportata da numerosi quotidiani, oltre che dalle principali testate sportive: “Posso giurare che non ho fatto niente di proibito…ti ho dato la mia parola e non ti deluderò. Sono altoatesino, non sono napoletano”.
“Non sarai napoletano, ma sei un razzista” gli replicò dopo qualche mese l’olimpionico Patrizio Oliva.
Ebbene, a distanza di anni, dopo una lunga squalifica che lo ha allontanato dal mondo dell’atletica, il marciatore altoatesino ritorna sugli stessi errori: dalle analisi emerge che il testosterone è 11 volte superiore ai valori normali.
Tuttavia tale risultato non ha trovato riscontro nelle altre analisi, per cui il caso viaggia ancora sul filo del rasoio; fatto sta che i valori emersi, anche se solo una volta, sono troppo alti per essere trascurati.
Una conferenza stampa è stata annunciata alle 16.00 di oggi, ma intanto il suo legale Gerhard Brandstätter ha dichiarato false e mostruose tutte le accuse in merito all’uso di sostanze dopanti.
In effetti, dopo il lungo tragitto solitario lontano dal mondo sportivo internazionale, dopo la disapprovazione di atleti e personalità sportive, dopo la redenzione e la riabilitazione (seguita da Sandro Donati, guru dell’antidoping), sarebbe realmente mostruoso confermare la propria natura sleale. Troppo anche per un…napoletano.