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Il giudice: “La paranza dei bambini come gli jihadisti. Amano la morte”

Un filo più sottile ed esistenziale che lega i giovani che scorrono in armi nelle vie del centro storico di 
Napoli per uccidere e farsi uccidere, e i militanti del jihad: entrambi sono ossessionati dalla morte, forse la amano, probabilmente la cercano, quasi fosse l’unica chance per dare un senso alla propria vita e per vivere in eterno“. Con queste parole il gup del tribunale di Napoli Nicola Quatrano descrive il fenomeno della cosiddetta “paranza dei bambini“. Nelle motivazioni, pubblicate ieri, della sentenza di condanna emessa a metà giugno nei confronti di 43 imputati ritenuti legati alla cosiddetta “paranza” di Forcella, il giudice paragona questi criminali agli jihadisti di matrice sunnita.

Nella sentenza, il giudice Quatrano sottolinea sottolinea le somiglianze che intercorrono tra il mondo del terrorismo islamista e la criminalità organizzata che imperversa a Napoli e provincia. Non solo il modus operandi è simile, persino l’aspetto esteriore. Infatti, molti di questi criminali “hanno esibito una folta barba alla talebana“. Un look che, spiega Quatrano, “si distingue da quello del classico camorrista, e assomiglia piuttosto ai modelli che i media sociali hanno reso virali in tutte le periferie del globo, quelli, per intenderci, delle gang giovanili o dei cartelli sudamericani della droga. Modelli e stili di comportamento hanno preso qualcosa anche dall’emergere impetuoso dell’estremismo islamico, sebbene si tratti di una influenza che si è manifestata nell’aspetto esteriore no certo sul terreno dell’ideologia e della religione”.