La curva della Juventus chiusa per cori razzisti
Sono storie di ordinaria vergogna, ormai. ‘Niente di nuovo’, diranno alcuni, ‘i soliti piagnoni’, ci diranno altri, ma ieri sera, e su questo non c’è alcun dubbio che tenga, serviva la decenza di stare in silenzio. Mentre alcuni tifosi della Juve imploravano il Vesuvio affinché ‘lavasse col fuoco i napoletani’, nel Centro Italia la gente scappava, lasciava le proprie case vedendole crollare.
Stavolta, però, non parliamo più solo della fantomatica unità italiana, qui si tratta di sensibilità e di delicatezza. Possibile che in uno stadio, dinanzi a uno spettacolo sportivo, che dovrebbe esaltare i valori del rispetto e della tolleranza, si finisca sempre per ricorrere a pregiudizi di cattivissimo gusto e per di più in un momento drammatico come quello di ieri?
Su Facebook, l’ennesimo “pensiero” rivolto dagli juventini ai napoletani è diventato presto virale. Uno dei primi a notare il coro è stato l’ex sindaco di Bacoli, Josi della Ragione, che ha postato questa frase: “E mentre l’#Italia trema, #crollano case e chiese, i cittadini si riversano in strada, e le autorità fanno la conta di danni e #feriti, allo #JuventusStadium stanno cantando: ‘Oh #Vesuvio lavali col fuoco’. Quanto siete #miserabili”.
In questo caso specifico, dove si scavalca il buon senso non una, ma due volte, non è sufficiente chiamare razzisti quelli che inneggiano al Vesuvio. Non solo razzisti, non solo ignoranti. Il termine giusto è imbecilli. Quando è troppo, è davvero troppo.