Ad essere posto sotto sequestro è stato un ingente patrimonio composto da numerosi immobili, 6 società e 3 partecipazioni societarie (tra le quali il ristorante “Donna Sophia dal 1931” nel centro di Milano e la sala ricevimenti già nota come Villa delle Ninfe a Pozzuoli), autoveicoli, 66 depositi bancari nazionali ed esteri (per i quali è stata formulata richiesta di assistenza alla Procura federale elvetica) e 5 polizze.
Come riportato da ANSA, dall’inchiesta è emerso come i fratelli Potenza abbiano impiegato in imprese economiche ed immobiliari il denaro frutto di attività illecite (usura, estorsioni, riciclaggio e associazione per delinquere), proseguite anche dopo il decesso del capostipite Mario Potenza. Ciò ha consentito loro di accumulare un ingente patrimonio.