Ma su cosa si basa il “modello Riace” e perché è così funzionale e lodato (specialmente all’estero)? Riace è un piccolo paese posto sulla punta meridionale della Calabria – spopolato dalla mancanza di opportunità e per l’emigrazione di massa dei giovani verso il nord Italia. Il paese, circa vent’anni fa, rischiava il totale abbandono. Lucano (al tempo semplice attivista) vide nella presenza di migranti un’opportunità di ripopolare aree rurali dell’Italia meridionale, destinate all’abbandono. Il modello Riace, più nello specifico, prevede il comodato d’uso di case abbandonate e l’utilizzo dei fondi per l’accoglienza al fine di promuovere attività commerciali gestite da locali e residenti asilo, in collaborazione.
Il modello Riace è un modello che funziona proprio perché permette alla popolazione locale di far ripartire l’economia facendo fruttare i fondi per l’accoglienza (che altrimenti giacerebbero inutilizzati), grazie alla presenza dei richiedenti asilo, integrati nella società e co-protagonisti attivi della ripresa economica della zona.
L’arresto di Mimmo Lucano è il simbolo di un malfunzionamento a monte delle politiche nazionali in materia di immigrazione – un ambiente funzionale come quello applicato a Riace dovrebbe porre le basi ad una regolamentazione e diffusione di massa del modello, facendolo rientrare nelle norme legali, senza costringere il singolo a combattere contro l’istituzione pur di superare una legge iniqua.
Il modello Riace potrebbe realmente risolvere la “questione” migranti evitando la ghettizzazione ed ostacolando di conseguenza l’immigrazione clandestina, dando un forte segnale a tutti coloro che fino ad ora hanno lucrato sulle disgrazie altrui, speculando sui fondi destinati all’integrazione – in tutto questo scenario, Mimmo Lucano non deve essere un martire della causa per l’integrazione, ma un suo protagonista, al fianco dello Stato.