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17 Novembre 1878, quando un anarchico tentò di uccidere re Umberto I a Napoli

Era il 17 novembre del 1878 quando re Umberto I di Savoia rischiò di morire per mano di Giovanni Passannante, che attentò alla sua vita. Il re era a Napoli in quel giorno, insieme alla regina Margherita. Passannante, un giovane anarchico lucano, seguace delle idee repubblicane e di Felice Orsini, si avvicinò alla carrozza del re con l’intenzione di ucciderlo.

Tra le mani aveva solo un piccolo coltello di circa 8 cm, e giunto dinanzi ad Umberto I cercò di colpirlo ma questi riuscì a schivare il colpo. Il primo ministro, Benedetto Cairoli, nonostante si fosse ferito ad una gamba nell’azione, riuscì ad immobilizzare l’attentatore consegnandolo ai Reali Carabinieri.

Passannante, mentre veniva fermato e arrestato, gridò “Morte al Re, viva la Repubblica Universale, viva Felice Orsini”. Le conseguenze del suo gesto furono terribili: tutta la sua famiglia fu arrestata e rinchiusa in un manicomio criminale. Passannante, invece, subì un processo e venne condannato a morte, che poi fu tramutata in ergastolo, ma non per pietà o clemenza.

Passannante, infatti, visse per molti anni incatenato, in una cella alta solo un metro e quaranta centimetri, al buio e impossibilitato a muoversi. La prigionia lo fece impazzire, tanto che fu rinchiuso in un manicomio criminale di Montelupo Fiorentino, dove rimase fino alla morte.

Fonti: www.terzaclasse.it