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Perché i testimoni di Geova rifiutano le trasfusioni di sangue

Ha destato molto scalpore la notizia della morte di una donna, una testimone di Geova, che ha rifiutato delle trasfusioni di sangue. Era affetta da gastrite sanguinante, patologia che secondo il medico che l’ha avuta in cura poteva essere facilmente curata. La donna però ha scelto di morire, pur di seguire i dettami imposti dalla propria religione.

Perché i testimoni di Geova rifiutano le trasfusioni?

È una domanda che in molti si pongono e alla quale cercheremo di dare una risposta. La motivazione si trova sul sito ufficiale dei testimoni di Geova, dove si fa riferimento ad alcuni passi della Bibbia.

“È una questione di natura religiosa, non medica. Sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento troviamo il chiaro comando di astenerci dal sangue (Genesi 9:4; Levitico 17:10; Deuteronomio 12:23; Atti 15:28, 29). Inoltre agli occhi di Dio il sangue rappresenta la vita (Levitico 17:14). Pertanto non accettiamo il sangue non solo per ubbidienza a Dio, ma anche in segno di rispetto per lui in quanto Datore di vita”.

Andiamo a vedere cosa dicono questi passi. In Genesi 9:4 si afferma che “Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue”. In Levitico 17:10: “Se un uomo della casa d’Israele, o uno degli stranieri che abitano in mezzo a loro mangia qualsiasi genere di sangue, io volgerò la mia faccia contro la persona che avrà mangiato del sangue, e la eliminerò dal mezzo del suo popolo”. Deuteronomio 12:23: “tuttavia astieniti dal mangiare il sangue, perché il sangue è la vita; tu non devi mangiare la vita insieme con la carne”. Atti 15:28, 29: “Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene”. Levitico 17:14: “perché la vita di ogni carne è il sangue; nel suo sangue sta la vita; perciò ho detto ai figli d’Israele: «Non mangerete il sangue di nessuna creatura, poiché la vita di ogni creatura è il suo sangue; chiunque ne mangerà sarà eliminato»”.

Per i testimoni di Geova, perciò, ricevere una trasfusione di sangue equivale a mangiarlo. Si tratta di una mera interpretazione, visto che nei vari momenti storici in cui è stata scritta la Bibbia non esisteva ancora il concetto di trasfusione.

Su Famiglia Cristiana, che pure ha trattato l’argomento, possiamo leggere invece una interpretazione alternativa dei passi citati dai Testimoni di Geova a supporto della loro convinzione.

“Da tempo si è capito che un’interpretazione letterale e fondamentalistica della Scrittura non è corretta, perché non tiene conto del contesto storico in cui gli originali furono scritti e dell’enorme distanza temporale che da essi ci separa. Nei tre testi citati si parla di “astenersi” dal sangue (degli animali usati per i sacrifici), perché secondo la mentalità semitica il sangue è sede della vita, visto che, perdendolo, essa se ne va. Per i Testimoni di Geova introdurre del sangue estraneo nel proprio organismo equivale a quel “mangiare il sangue” proibito dal Levitico. Ma l’Antico Testamento, nel cristianesimo, va sempre collegato al Nuovo e al mistero di Cristo. Con Lui, unico Salvatore, sono cadute molte prescrizioni antiche. Ora, il “senso profondo” di Lv 17,10-14 è che Dio chiede all’uomo un totale rispetto della vita, di cui Egli è l’autore. Il divieto di mangiare il sangue equivale, perciò, a rispettare e a tutelare la vita ovunque essa si presenti. Dunque, proprio l’emotrasfusione, anziché trasgredire il comandamento biblico, è un modo per osservarlo e praticarlo, specie quando è necessaria per salvare una vita!”

I testimoni di Geova – sempre sul loro sito – sostengono che esistono cure alternative alle trasfusioni che spesso funzionano meglio delle trasfusioni stesse. Le tecniche utilizzate per essi sarebbero d’avanguardia e un giorno potrebbero diventare lo standard per tutti i pazienti. Affermazioni corredate da note che rimandano ad articoli pubblicate su riviste scientifiche. Non facendo noi parte della comunità scientifica e non avendo le competenze necessarie a commentare in modo avveduto, non possiamo dare un giudizio in merito. Siamo però in grado di constatare come il caso, richiamato nell’introduzione, della donna affetta da gastrite sanguinante si sia concluso con la morte della paziente.