Proprio su questa vicenda, inoltre, si è espressa lo scorso luglio la Corte di Giustizia Europea, dando ragione alla donna, che avrebbe dovuto ottenere un risarcimento di 50mila euro dai suoi violentatori che, però, erano latitanti.
Il giorno dopo la sentenza europea, dunque, è arrivato dalla Presidenza del Consiglio un indennizzo di 25mila euro, cifra stabilita dal legislatore per questi casi di mancato risarcimento da parte del diretto interessato: una cifra ritenuta comunque insufficiente per risarcire il danno subito dalla vittima.
Non vi è stata, quindi, l’attuazione della direttiva europea del 2004 la quale stabilisce che gli Stati membri debbano risarcire la vittima con un indennizzo “equo e adeguato” quando i colpevoli del reato siano ignoti, irreperibili o incapienti.
Le dichiarazioni ad Adnkronos dell’avvocato difensore della donna, Marco Bona, con gli avvocati Umberto Oliva e Francesco Bracciani: “È una sentenza di assoluta importanza ai fini del riconoscimento della responsabilità dello Stato italiano per la mancata attuazione della direttiva europea. Ci sono moltissime cause pendenti in tutta Italia e questa sentenza farà giurisprudenza”.
Insomma, da oggi c’è una sentenza che ha finalmente deciso che, per la violenza sulle donne, se il colpevole non risarcisce la vittima (perché irreperibile, ignoto o incapiente) deve essere lo Stato a farlo, non ci si può permettere di passare oltre. Una sentenza del genere farà luce su tanti altri casi di violenza sulle donne che, purtroppo, vengono ogni giorno fuori.