“La nostra analisi dei dati immunologici ed epidemiologici sui coronavirus umani endemici – si legge nell’articolo – mostra che l’immunità che blocca l’infezione svanisce rapidamente, ma che l’immunità che riduce i sintomi dopo una reinfezione è di lunga durata. Il nostro modello […] suggerisce che una volta raggiunta la fase endemica e con un’esposizione primaria avuta nell’infanzia, il SARS-CoV-2 può essere non più virulento del comune raffreddore“.
Lo studio parte dal presupposto empirico che le forme gravi di Covid-19 vengono riscontrate principalmente su persone in età avanzata o soggetti a determinate patologie, le quali combinandosi con l’infezione da Sars-Covid-2 determinano una malattia che può portare a gravi conseguenze ed addirittura alla morte.
Discorso diverso si può fare invece per quanto riguarda i soggetti sani, ed in particolar modo i giovani ed i bambini. Lo studio conferma che l’essersi già infettati non protegge da una reinfezione, ma che in caso – appunto – di reinfezione i sintomi avvertiti sarebbero più blandi. Il Covid-19 diverrebbe dunque paragonabile a un raffreddore comune, malattia che scaturisce proprio in seguito all’infezione da virus, il rhinovirus.
Un articolo che sta facendo discutere e che farà discutere ancora a lungo, poiché dà man forte a chi finora ha espresso opinioni che vanno proprio in quel senso. D’altro lato, però, c’è bisogno di salvaguardare la salute dei soggetti più vulnerabili e c’è da dire che – ad oggi – i ritardi delle case farmaceutiche nella consegna dei vaccini sono un problema insormontabile, destinato a determinare nuove restrizioni nonostante sia passato un anno dal primo lockdown.
La stessa Commissione Europea ha sottolineato come, rispetto agli accordi, AstraZeneca abbia consegnato meno del 10% delle dosi pattuite nel primo trimestre, paventando sanzioni come il divieto di esportare vaccini finché non siano rispettati gli accordi. Al momento, quindi, sembra inverosimile un liberi tutti per le fasce più giovani, ma potremmo assistere ad un cambio nel piano di somministrazione dei vaccini con una diversa previsione delle precedenze.