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Sud, De Luca: “Recovery Plan una grande occasione. Serve almeno il 50% delle risorse”

Il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha rilasciato la sua dichiarazione nel corso del dibattito ‘Sud – Progetti per ripartire’, promosso dal ministro Mara Carfagna. Presenti anche altri Presidenti di Regione e il Premier Mario Draghi.

De Luca al dibattio ‘Sud – Progetti per ripartire’

Queste le sue parole: Decidere quello che deve essere il Mezzogiorno significa decidere quello che deve essere l’Italia nel futuro. Scegliere se deve essere uno dei grandi Paesi dell’Occidente o deve continuare a scivolare, come sta capitando da più di 20 anni, nella fascia media”.

“Siamo passati dal 4% del mercato mondiale a meno dell’1,8%. Siamo stati scavalcati come PIL da Paesi come l’India e altri. Abbiamo il fiato sul collo del Canada, del Brasile. Il Sud non ha ancora recuperato i posti di lavoro perduti nella crisi del 2009/2010 e rischia di assommare ai divari territoriali, sociali e di genere, il divario demografico. Ciò determinerebbe un problema di desertificazione vera e propria”.

“Affrontare il problema del Sud significa affrontare il problema dell’Italia e di ciò che vuole essere nel contesto internazionale. In questi anni al Nord qualcuno si è illuso di poter fare della Padania una sorta di Baviera molto grande, un po’ più ricca. La verità è che rischiamo di non contare assolutamente nulla sul piano politico e di non difendere neanche i punti di forza del nostro sistema industriale che vanno difesi con i denti”.

Ribadisce l’esempio della Germania che, nel passato, ha portato la parte ex comunista allo stesso livello di ricchezza dell’intero Paese: “A me piacerebbe che in Italia a un certo punto, vediamo se ce la fa il Governo Draghi, emergesse una spinta patriottica vera. Vediamo se ce la fa il Governo Draghi. Non parlo del patriottismo delle parole, ma di quello emerso nei tedeschi dopo la caduta della Germania orientale. In Italia questo non c’è e stiamo ancora a parlare del Sud come questione marginale”.

Io credo che bisogni fare un’operazione verità sul Sud. Tutta una serie di stupidaggini che continuano a circolare vanno rapidamente rimosse. La situazione del Sud è stata fotografata dal punto di vista del divario occupazionale (15% in meno), disoccupazione giovanile e femminile, divario infrastrutturale e potremmo continuare“.

“Nel Sud i fondi aggiuntivi sono diventati sostitutivi della spesa ordinaria. In larga misura si continua a parlare di spesa storica: chi più ha avuto continua ad avere di più, chi meno ha avuto continua ad avere meno. Questo è intollerabile.

Avremmo da fare uno scontro duro per quanto riguarda il Fondo Sanitario Nazionale su cui si è consumato un delitto a danno del Sud da 15 anni. Qualcosa di vergognoso che porremmo all’attenzione del capo dello stato in quanto garante della Costituzione”.

“Serve un’operazione verità anche sul flusso di risorse di investimenti legati al sud. Registriamo una caduta di investimenti drammatica e questo condanna il futuro del Sud ad avviare quel processo di desertificazione di cui parlavo. Il Sud è stato tante cose, ha registrato anche tante porcherie clientelari. Quelli che oggi rappresentano il Governo al sud sono quasi tutti nuovi. Hanno ereditato i disastri del passato e vorrebbero lavorare con grande tranquillità, senza portarsi sulle spalle questo stigma”.

Poi vorremmo anche che emergesse un altro Sud, quello che rappresenta la prima regione di Italia nei tempi di pagamento della sanità ad esempio. Capita anche questo in Italia, ci sono parti che si presentavano come esempi di efficienza che magari non lo sono“.

“Ci sono ancora porcherie clientelari, amministrazioni locali che presentano bilanci falsi da anni senza che nessuno abbia il coraggio di controllare e dire la verità. Un prendersi in giro continuo a conferma del fatto che c’è il paradosso dell’efficienza: chi è più efficiente viene penalizzato, chi lo è meno viene incoraggiato. Questo non può andare avanti, penalizziamo in maniera dura le aree di inefficienza o porcherie clientelari che permangono”.

“Sta crescendo un debito pubblico che qualcuno dovrà pagare per il futuro, regali non ce ne farà nessuno. Il sistema degli enti locali in Italia è stato desertificato perché i risanamenti finanziari sono avvenuti a spese dei grandi servizi di civiltà e della sottrazione ai comuni di risorse essenziale per vivere. Oggi non hanno nemmeno il personale indispensabile per fare progettazioni ordinarie”. 

“Poi c’è il capitolo che riguarda lo Stato. L’80% delle inefficienze rinviano a problemi che riguardano l’Italia. Codice degli appalti, confusione tra giustizia amministrativa e penale, figura di reato di abuso dell’atto di ufficio. Continuiamo a fare finta di non vedere questo problema. Poi il ruolo delle soprintendenze: ci decidiamo a modificarle sì o no?”

Tra gli altri problemi cita l’autorità per la privacy, la giustizia amministrativa, i tempi di progettazione, agenzia delle entrate: “Vi sto elencando tutti i piccoli feudi che frantumano l’azione pubblica e rendono impossibile le opere pubbliche e la trasformazione urbana. A ciò si aggiunge l’inflazione istituzionale. Siamo l’unico paese al mondo che ha circoscrizioni, comuni, comunità montane, città metropolitane, province, regioni, regioni a statuto unitario. Pensate che con queste catene istituzionali l’Italia possa andare avanti?”

“Vorrei proporre al ministro la cancellazione del Cipe, uno degli enti più inutili e dannosi di Italia. Mi ricordo da viceministro alle infrastrutture non ho mai capito la funzione del Cipe se non quella di far perdere mesi preziosi”

“Io guardo alle scadenze europee che abbiamo riguardo gli investimenti come a un banco di prova di semplificazione radicale del modo di funzionare di questo paese. Cogliamo l’occasione per intervenire con la spada sui processi di burocratizzazione dell’Italia oppure, non illudiamoci, non investiremo assolutamente niente e avremmo perduto una grande occasione”.

E sull’emergenza sanitaria: “Se non avessimo avuto le regioni l’Italia sarebbe andata al disastro. Possiamo addebitare alle Regioni soltanto il fatto che qualche collega ha chiesto di aprire un po’ prima del tempo ma non più di questo.

Senza le regioni, lo dico anche in riferimento al Recovery Plan, non so sinceramente dove andiamo. Poi se c’è qualcuno che vuole caricarsi sulle spalle l’area metropolitana di Napoli e decidere ponti d’oro, per quello che mi riguarda io vengo a lavorare la mattina.

Vado in ufficio e devo vedere quale trincea devo superare, cioè quale manifestazione di protesta ho davanti i cancelli della Regione. Se avessimo seguito lo stato avremmo oggi una gestione dei vaccini totalmente sperequata. Le rotelle, le primule, la mancanza di un polo di produzione italiano hanno determinato un caos nella gestione dei vaccini”.

“Dobbiamo fare una battaglia sull’utilizzo di queste risorse. Possiamo intervenire sui tre divari: territoriali, sociali (percentuale di disoccupazione giovanile drammatica e insostenibile) e di genere. Abbiamo tutti i motivi per intervenire utilizzando queste risorse per avere un riequilibrio. Per me è indispensabile avere almeno il 50% delle risorse”.

A volte mi viene il dubbio che l’unica cosa pronta in questo momento siano progetti di grandi lobby collocate in altre parti di Italia. Se dobbiamo fare un’operazione verità facciamolo fino in fondo. Noi abbiamo grandi know-how di conoscenza e professionalità, vogliamo concentrare le risorse sulle grandi piattaforme logistiche, valorizzare la nostra portualità. Vogliamo avviare grandi progetti di filiera su sistemi idrici e protezione del territorio, progetti di energia rinnovabile. Tutto ciò che garantisca un futuro produttivo del nostro territorio.

Giornalista pubblicista, laureata in Comunicazione. Amo scrivere della mia città e dell'eccellenza che la connota da sempre