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I dazi di Trump devastanti per la Campania: 3500 lavoratori a rischio. L’Italia accetta in silenzio

Le conseguenze economiche dei dazi imposti dagli Stati Uniti e da Trump – e mai realmente contrastati né dall’Italia né dall’Unione Europea – si stanno rivelando devastanti per la Campania. Secondo le elaborazioni Svimez, si stima un crollo complessivo delle esportazioni pari a 268 milioni di euro, ovvero una riduzione del 14%, con effetti drammatici sul tessuto produttivo regionale.

Il peso dei dazi USA in Campania

Le restrizioni commerciali imposte dagli USA, con dazi al 15% su numerosi prodotti, tra cui eccellenze agroalimentari come vino, olio e formaggi, stanno provocando un danno concreto e immediato alle aziende campane. Il settore agrindustriale è il più colpito, con una perdita stimata di 123 milioni di euro, seguito da siderurgia (-46 milioni), automotive (-33), tessile e abbigliamento (-16), farmaceutica e chimica (-13), meccanica (-11), altri mezzi di trasporto (-10) e mobilio (-5).

A farne le spese è soprattutto il settore vinicolo, da sempre fiore all’occhiello dell’economia regionale e punta di diamante dell’export campano. Vini come il Taurasi, il Fiano di Avellino, la Falanghina o l’Aglianico del Taburno stanno subendo pesanti contraccolpi, con una contrazione della domanda estera e l’aumento dei costi per i distributori internazionali.

Pil e occupazione in calo

Il prezzo dei dazi si riflette anche sul Prodotto interno lordo della regione, con una previsione di calo del PIL pari a 196 milioni di euro, ossia una contrazione dello 0,1%. Non si tratta solo di numeri, ma di persone: l’effetto domino sull’occupazione è già in atto, con oltre 3.516 posti di lavoro a rischio, in particolare tra agricoltori, viticoltori, operai dell’industria alimentare e tecnici del settore export.

Questi dati dimostrano come la Campania stia pagando un prezzo altissimo per scelte politiche subìte più che affrontate. La mancanza di una strategia nazionale per contrastare l’impatto dei dazi ha aggravato una crisi che si sarebbe potuta contenere.

Il silenzio del governo Meloni

Ancora più sconcertante è l’atteggiamento attendista del governo italiano, che non ha mostrato alcuna reazione concreta per tutelare le produzioni del Sud. La premier Giorgia Meloni, in particolare, ha finora evitato di affrontare seriamente il tema dei dazi e delle ricadute sull’economia agricola meridionale, preferendo un approccio remissivo nei confronti di Washington e delle logiche di Bruxelles.

A nulla sono valse le richieste di intervento da parte delle associazioni di categoria e degli enti territoriali: la Campania resta sola a fronteggiare le conseguenze di decisioni prese altrove, accettate “a testa bassa” da un’Italia che non ha saputo – o voluto – alzare la voce.

Serve una strategia nazionale per difendere il made in Campania

I dazi Campania rappresentano ormai una vera emergenza economica e sociale. È necessario che il governo intervenga con misure concrete di sostegno al settore vinicolo e agroalimentare regionale, tutelando l’export e sostenendo la competitività delle imprese sui mercati internazionali.

In assenza di una strategia chiara, il rischio è che eccellenze riconosciute in tutto il mondo vengano schiacciate da scelte politiche miopi, compromettendo il futuro di intere filiere produttive e di migliaia di lavoratori.

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