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“L’Ombra Azzurra” di Andrea Galgano: Villa delle Ginestre continua a “vivere” e ispirare poesia

Un attraversamento dell’anima: è da qui che prende vita “L’Ombra Azzurra“, l’ultima raccolta poetica di Andrea Galgano — poeta, saggista e docente — la cui voce si muove tra profondità spirituale, simbolismo e paesaggio interiore. Tra le pagine si intrecciano ricordi con Torre del Greco e Villa delle Ginestre, luoghi cari all’autore e parte viva della sua ispirazione.

L’Ombra Azzurra”: la poesia come ascolto

L’Ombra Azzurra nasce da un’impronta dell’anima e respiro poetico. Andrea Galgano racconta così la genesi della sua nuova raccolta, guidata da una tensione verso l’invisibile: “L’Ombra Azzurra è nato da un lungo attraversamento interiore. Come spesso accade nella mia scrittura, il punto di partenza è un’immagine che si deposita nella mente con delicatezza e insistenza, in questo caso l’ombra azzurra, che custodisce e trasforma la luce, protegge, ma mai cancella.”

Questa nuova opera, spiega l’autore, rappresenta “un ritorno alle domande fondamentali, all’ascolto del silenzio e un’apertura verso nuovi modi di nominare l’invisibile”, con un importante rimando a Pascoli e alla “tenebra azzurra” della poesia “La mia sera“.

Per Galgano, il linguaggio poetico è uno spazio simbolico e condiviso: “Vorrei che il lettore potesse avvertire, nei versi, uno spazio di ascolto e sospensione e che si attivi un’esperienza, anche minima, di prossimità al mistero dell’esistere“.

A Villa delle Ginestre la poesia ritrova voce

Nel silenzio carico di memoria della Villa delle Ginestre, a Torre del Greco, la poesia ritrova casa. È qui che la voce di Giacomo Leopardi sembra ancora vibrare tra le stanze e i paesaggi, offrendo ispirazione a chi sa ascoltare.

Galgano riconosce in quella dimora una sorgente viva, dove la poesia affiora dal dialogo silenzioso con il tempo e la fragilità dell’umano.

Il componimento “Frennesia“, contenuto nella sua raccolta, nasce proprio da questo legame: “L’ho vissuto come un incontro tra materia e visione. Il paesaggio vesuviano, con la sua potenza tellurica e respiro mitico, parla un linguaggio arcaico e assoluto. Entrare in dialogo con la Villa delle Ginestre significa avvicinarsi a una memoria viva, non museale: là Leopardi ha scritto, sofferto e cercato. E in qualche modo cerca ancora.

L’influenza del poeta di Recanati non è solo letteraria, ma anche intellettuale e profondamente umana: “Leopardi, per me, è una guida silenziosa ma costante, non solo per la grandezza della sua poesia, ma per il suo sguardo lucido e al tempo stesso misericordioso sull’umano. È stato il primo a vedere nella sofferenza non un limite, ma un’apertura alla consapevolezza.

Torre del Greco: paesaggio della mente e dell’anima

Nel percorso poetico di Andrea Galgano, Torre del Greco e Villa delle Ginestre rappresentano molto più di un luogo fisico: sono spazi di riflessione e ispirazione profonda.

L’autore attribuisce grande valore al “Premio Villa delle Ginestre“, un riconoscimento poetico istituito per autori under 30, legato alla memoria leopardiana: “È uno di quei rari spazi in cui la poesia non è celebrata come ornamento, ma vissuta come respiro e presenza. Per i giovani poeti, poter essere accolti in un luogo che conserva la memoria di Leopardi è un dono: una chiamata alla responsabilità e libertà creativa.”

Il legame con la città vesuviana non è solo geografico, ma si traduce in una sintonia interiore, intellettuale ed emotiva: “Torre del Greco è entrata nella mia esperienza come un paesaggio della mente: ha aperto una riflessione più ampia sul rapporto tra poesia e tempo. Mi ha permesso di sentire la parola poetica come qualcosa che continua a risuonare, al di là di chi scrive.”

La parola come luogo di ascolto e comunità

Poeta, docente e formatore, Andrea Galgano intreccia poesia, letteratura e psicoanalisi nei seminari presso la “Scuola di Psicoterapia Erich Fromm” di Prato e Padova, dando vita a un dialogo profondo: “Un luogo esperienziale in cui le parole non sono solo oggetto di analisi, ma strumenti di rivelazione.

In questo percorso di pensiero e scrittura, Galgano apre una riflessione sul futuro: “Bisognerà ritornare al saggio, che sia come un confine tra visibile e invisibile, tempo e memoria, io e mondo.”

Per l’autore, esprimersi e comporre versi, nasce da un’urgenza autentica, che non lo abbandonerà mai: “La poesia oggi significa custodire un fuoco, anche piccolo, che oppone resistenza all’appiattimento e distrazione. È un atto di fede nel linguaggio, nella sua capacità di contenere e restituire senso.”

Una visione che abbraccia parola e realtà concreta: “Credo sempre di più in un’idea di cultura che generi presenza, ascolto e comunità. E la poesia, se accolta, può ancora essere uno dei suoi cardini più vivi.”