Nazionale di calcio di Israele
Stasera si gioca Israele-Italia. Ma chiamarla partita è già una forzatura: più che sport, è propaganda. In campo non scendono solo due squadre, ma un sistema di ipocrisie che da anni calpesta la dignità umana. E allora, perché guardarla? Ecco sette motivi per cui questa sfida non andrebbe seguita né sostenuta.
Non sono punti messi così a caso e nati dalla nostra fantasia ma la condensazione di pensieri che sempre più persone stanno maturando ad ogni post, ad ogni indiscriminato bombardamento, ad ogni individuo che si volta dall’altra parte, peggio ancora se si tratta di chi ha il potere – grande o piccolo – di incidere con le proprie azioni sul corso degli eventi. Di non dire “Ci chiedono di fare così”, come i soldati nazisti nei campi di concentramento. Di chi sottomette la propria dignità ad interessi economici e propagandistici.
1. Perché Israele è un Paese in guerra contro i civili palestinesi
A Gaza è in corso un genocidio. Migliaia di bambini, donne, civili innocenti sterminati sotto le bombe. Non è una guerra come le altre: non ci sono due eserciti. C’è un esercito, il più attrezzato, avanzato e finanziato del mondo, contro una popolazione civile che non abbassa la testa, che resiste a prezzo di migliaia di vite spezzate per rivendicare il diritto di esistere. Non si può fingere che tutto ciò non esista solo perché c’è un pallone da rincorrere.
2. Perché lo sport dovrebbe unire, non dividere.
Il calcio è occasione di socialità e fratellanza, ma quando una nazionale rappresenta uno Stato che bombarda e massacra, allora lo sport diventa vetrina per i carnefici. Non è un ponte, ma un muro eretto contro i valori di umanità e giustizia. Giocare con i carnefici significa legittimarli, legittimare le loro azioni. L’isolamento è una dei pochi mezzi per riportare ad una situazione di giustizia.
3. Perché ci sono due pesi e due misure.
Russia esclusa da Europei e Mondiali dopo l’invasione dell’Ucraina. Sudafrica bandito per decenni a causa dell’apartheid. Serbia fuori dall’Europeo Under 21 nel 1992. Perché Israele no? Perché continua a giocare come se nulla fosse? L’ipocrisia è lampante.
4. Perché l’Italia si piega al dio denaro.
Accettare di giocare contro Israele significa legittimarlo. La Federazione italiana non lo fa per sport o valori, ma per soldi: contratti televisivi, sponsor, interessi economici. In questo modo la dignità del nostro Paese viene barattata al ribasso. A ciò si aggiungono i singoli: calciatori, tecnici, dirigenti, mister. Gente che non ha di certo problemi economici ma che accetta di sporcare gli scarpini di sangue pur di non compromettere la propria “carriera”.
5. Perché non si gioca in Israele.
La partita è in campo neutro: segno che neanche la FIFA e la UEFA si fidano della sicurezza sul territorio israeliano. E allora, se non è sicuro giocare a Tel Aviv, chiediamoci perché e come può essere “normale” giocare contro quella nazionale.
6. Perché la nazionale italiana è nordcentrica.
È una squadra che non rappresenta davvero l’Italia intera, ma un sistema calcistico concentrato al Nord, che emargina i talenti del Sud. Boicottarla, almeno da Napoli in giù, è un atto di protesta.
E il settimo motivo è semplice: spegnere la tv e non guardare Israele-Italia è un atto di resistenza civile. È ricordare che lo sport non è solo pallone, ma cultura, memoria, dignità. Stasera non tiferemo. Come tante altre volte. Ma stasera oltre a contestare il calcio tricolore va contestata il pensiero stesso del mettere piede in campo. Perché non si può tollerare chi gioca sopra le macerie.