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La Spagna si ritirerà da Eurovision se Israele non sarà escluso

La Spagna rompe gli equilibri dell’Eurovision Song Contest e diventa il primo Paese tra i cosiddetti “big five” a minacciare apertamente il ritiro dall’edizione 2026 se Israele non verrà escluso. La decisione, votata a maggioranza dal Consiglio di amministrazione della radiotelevisione pubblica, rappresenta un precedente clamoroso che potrebbe influenzare le scelte di altri Stati membri.

Il pronunciamento arriva nello stesso giorno in cui un rapporto delle Nazioni Unite certifica che il governo guidato da Benjamin Netanyahu è responsabile di un genocidio in corso a Gaza, ormai da quasi un anno. Un contesto politico e umanitario che non può essere ignorato, sottolineano da Madrid.

La Spagna chiede l’esclusione di Israele da Eurovision

Il Consiglio della tv pubblica spagnola ha approvato la linea del presidente José Pablo López con dieci voti a favore, quattro contrari e un’astensione. Una mossa che non si limita a un gesto simbolico: la Spagna è infatti tra i cinque principali finanziatori dell’Unione europea di radiodiffusione (Ebu), l’organismo che organizza l’Eurovision.

Con questa decisione, Madrid si unisce a Islanda, Slovenia, Irlanda e Paesi Bassi, che hanno già avviato iniziative di boicottaggio contro la presenza di Israele nella competizione musicale. Ma l’impatto della scelta spagnola è di portata superiore, perché rompe il fronte dei Paesi più influenti dal punto di vista economico e organizzativo.

Il sostegno del governo Sánchez

Il governo socialista di Pedro Sánchez aveva già espresso più volte la necessità di escludere Israele da eventi internazionali, sostenendo che non si possano adottare due pesi e due misure. “Se la Russia è stata estromessa dopo l’invasione dell’Ucraina, lo stesso criterio deve valere anche per Israele”, ha ribadito il premier, richiamando l’urgenza di coerenza nelle scelte culturali e sportive.

La Russia venne bandita dall’Eurovision appena un giorno dopo l’attacco a Kiev. Perché, allora, Israele dovrebbe godere di un trattamento diverso nonostante le accuse di crimini di guerra e violazioni del diritto internazionale? È la domanda che oggi infiamma il dibattito europeo e che potrebbe aprire una vera e propria crisi nell’Ebu.

Un’Europa divisa sul caso Israele

La spaccatura all’interno della Spagna riflette quella europea: se una parte dei Paesi sostiene il boicottaggio, altri — tra cui alcune grandi emittenti — restano contrari o esitanti, temendo di politicizzare eccessivamente l’evento. Ma l’onda sollevata da Madrid rischia di essere dirompente.

Con l’Eurovision 2026 alle porte, la pressione sull’Ebu cresce. La decisione spagnola segna un punto di svolta che potrebbe cambiare per sempre la natura di una manifestazione nata per unire, ma oggi inevitabilmente travolta dai venti della geopolitica.