Orit Lev Marom di Coral37
Sta facendo discutere l’iniziativa di Orit Lev Marom, imprenditrice israeliana a capo della società Coral 37, specializzata in investimenti immobiliari. L’idea presentata sul sito ufficiale parla di creare in Puglia, precisamente nel Salento, una comunità agricola e turistica in cui famiglie israeliane possano vivere, coltivare e organizzare servizi condivisi.
La proposta è stata definita da alcuni come una semplice mossa commerciale, da altri come un progetto visionario che potrebbe cambiare il volto del territorio. Intanto, sui social e tra i residenti della zona cresce la curiosità ma anche lo scetticismo.
Marom è conosciuta per iniziative originali in campo immobiliare e commerciale. In passato ha creato network dedicati a investitrici nel settore del real estate e persino un centro commerciale di lusso a Miami dedicato esclusivamente alla moda maschile. Ora ha spostato l’attenzione sull’Italia, dove ha co-fondato Coral 37 con l’obiettivo di attrarre capitali stranieri per acquistare immobili di pregio nel Sud.
Sul sito dell’agenzia viene illustrata la sua filosofia: innovazione, capacità di anticipare i trend e progetti che puntano a lasciare il segno. Il riferimento al Salento è diretto: case, terreni e strutture da trasformare in un modello di comunità integrata, agricola e autosufficiente.
L’idea più discussa è quella che la stessa imprenditrice ha definito “Colonia Israeliana nel Salento”: un complesso residenziale pensato per famiglie che, oltre ad abitare in Puglia, possano coltivare il proprio cibo, gestire servizi sanitari e scolastici comuni, e sviluppare un polo turistico sostenibile.
A Lecce sarebbe già stata individuata una sede operativa per presentare i progetti agli investitori. Restano però molte domande: si tratta di un reale piano di sviluppo o di un’operazione di marketing per attirare clienti internazionali in cerca di case di lusso al Sud?
Il tema ha inevitabilmente sollevato interrogativi anche in ambito politico. Alcuni residenti avrebbero già segnalato la questione a esponenti locali, ipotizzando addirittura la presentazione di interrogazioni parlamentari. In molti, infatti, temono che il progetto possa avere risvolti non solo economici, ma anche sociali e culturali per il territorio.
Per ora la “colonia israeliana in Salento” resta più una suggestione che un fatto concreto. Ma la sola idea ha già acceso un vivace dibattito, diviso tra chi intravede nuove opportunità di sviluppo e chi, invece, teme un’operazione poco trasparente.