Oggi Torre del Greco vive un’assenza pesante: la Turris non c’è. Dopo il fallimento della scorsa stagione, la squadra non partecipa ad alcun campionato. Il pallone non rotola più, e con lui sembra essersi fermato anche il cuore di una città.
Da questo vuoto nasce Turris United, un progetto collettivo che non è un’associazione in senso burocratico, ma un’idea, un atto d’amore, un seme di speranza.
Alla lanciare il progetto un gruppo di tifosi – Ciro Perreon, Paolo Francesco Dentice, Salvatore Cesarano, Raffaele Matrone, Luca Capano, Luigi Varo, Gaetano Sammarco e Gennaro Ientile – che oggi rappresentano un consiglio pro-tempore.
Con ogni probabilità ad aprile 2026 si terranno le prime elezioni aperte a tutti i tesserati in regola con il versamento della quota entro il 28 febbraio 2026.
Chiunque potrà candidarsi alla presidenza o per uno dei 7 posti del consiglio direttivo. Una comunità aperta, trasparente e soprattutto democratica, dove nessuno è spettatore e tutti possono essere protagonisti.
Il traguardo è ambizioso: raggiungere 1000 tesserati. Perché solo una piazza numerosa e compatta può avere voce in capitolo ed essere parte integrante di una futura società.
Il calcio è un ecosistema atipico: spesso chi si crede proprietario è solo un inquilino, mentre i veri proprietari – i tifosi – finiscono per essere trattati da inquilini. Ma la Turris è una proprietà comune. Se i “co-proprietari” restano divisi, non hanno peso.
Se invece si uniscono attorno a un’idea condivisa e raggiunta democraticamente, possono contare davvero e incidere con rispetto e autorevolezza.
Una piazza unita può resistere anche a un presidente “despota ed egocentrico”, perché nessuno, da solo, può imporsi contro la forza di un popolo che cammina insieme.
L’imprenditoria locale ha deluso, e quella che si aggira attorno alle categorie minori raramente ha dato garanzie, tra improvvisazioni e furbizie. Se dunque non dovesse nascere nulla di serio, si potrà valutare un progetto a partecipazione popolare. Altrove già si fa, con entusiasmo e fiducia.
A Torre del Greco, la responsabilità è chiara: non restare fermi, ma tentare ogni strada per riportare in vita la Turris.
In poche settimane sono già arrivati i primi segnali forti: 111 contributi spontanei e 9 tesseramenti, tra cui quello del portiere Luigi Sepe. Segni di una città che non vuole arrendersi.
“Sappiamo che potremmo fallire, ma vogliamo provarci. Perché i sogni sono gratis. E l’amore per la Turris non può morire”.
Turris United è questo: un invito a partecipare, a costruire insieme, a rifiutare la rassegnazione.
Perché la Turris oggi non c’è, ma i corallini sì.
E finché ci saranno i tifosi, ci sarà sempre una speranza di rinascita.
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