“Vorrei essere napoletano”: le parole di uno scrittore torinese innamorato di Napoli

“… Solo pochi giorni fa ero a Napoli, Italia, ed ero dentro un altro mondo: traffico, risate, delirio, gente che cammina e parla dappertutto.”: con queste parole piene di ammirazione Luca Bianchini, scrittore torinese e conduttore radiofonico, descrive la sua esperienza a Napoli in una lettera del 2011, scritta a Venezia, nel luogo in cui aveva ambientato uno dei suoi romanzi, e pubblicata su Vanityfair.it.

Dalle sue parole si evince che la napoletanità lo affascina in toto, in tutte le sue mille sfaccettature, pur affermando di sentirsi estremamente timido di fronte alla spigliatezza ed alla grande apertura dei napoletani verso gli altri, nonostante sia estroverso di indole: “Pur essendo un estroverso, ogni volta che metto piede a Napoli mi sento il più timido dei timidi, ma credo sia una forma di rispetto per il loro grande senso del teatro.”. Napoli ed i napoletani sono per lui una continua scoperta: schietti e diretti, con un po’ di faccia tosta che non guasta mai.

Prosegue racconta in particolare due momenti molto curiosi: con suo sommo stupore, una donna e sua figlia lo aiutano a raggiungere l’hotel in cui avrebbe dovuto pernottare, mettendosi in contatto telefonicamente con una ragazzo che lavora proprio nell’hotel stesso:

Così mi danno le indicazioni, saliamo insieme sul trenino, e poco prima della mia fermata tornano da me a ricordarmi che devo scendere. E mi salutano pure con la manina stile Kate Middleton. Io, se non so l’indicazione, non mi verrebbe mai in mente di telefonare a qualcuno!!!

Ed il giorno seguente, al Vomero, un signore sconosciuto, senza nemmeno sapere dove dovesse andare, gli indica la strada… Curioso il dialogo tra i due:

“- Tenevi la faccia di uno che deve scendere a Piazza Amedeo. Che fai qua?
– Giro, vedo gente (cit.)
– Ah, sei turista?
– Più o meno.
L’hai vista l’immondizia?
– A dir la verità, no.
– Te l’hanno coperta, non te l’hanno fatta vedere…
– …
– …
– Napoli però è sempre bella.
– Sai come si dice qua? Napoli è una bomboniera, solo che i che i confetti non so’ buoni…”

Insomma, la “bomboniera partenopea” ha letteralmente rapito il cuore dello scrittore, che ha colto la vera essenza del popolo napoletano, senza lasciarsi condizionare dai soliti e vecchi cliché.