I suoi ponti, infatti, sono adesso nell’occhio del ciclone poiché sono molti quelli che presentano o hanno presentato importanti problemi strutturali e di degrado, tanto da aver reso necessari lavori di manutenzione dal costo spropositato, soprattutto considerati gli investimenti sostenuti per la loro costruzione.
Tra questi vi è il viadotto Morandi, detto anche Akragas, di Agrigento. È lungo quasi 4 chilometri e collega le frazioni di Villaseta e Monserrato, trovandosi sulla Strada Statale 115. Progettato nel 1970 è stato chiuso al traffico nel 2015 dall’Anas a causa del grave degrado, nonostante avesse soltanto 45 anni.
Riaperto dopo pochi mesi solo per i mezzi leggeri, è stato richiuso nel 2017 perché i piloni cadevano letteralmente a pezzi. Il viadotto è stato così sottoposto a ulteriori lavori di manutenzione che dovrebbero concludersi nel 2021, e che dovrebbero costare ben 30 milioni di euro.
Si tratta di dunque non solo di una costruzione inserita in un paesaggio naturale che lo evidenzia come mostro architettonico, ma è altresì un’opera mangiasoldi pericolosa sia per l’uomo che per l’ambiente e la fauna.
Il crollo di Genova, allora, non può che far riflettere sulla situazione agrigentina e suggerisce una soluzione diversa da quella finora intrapresa. Il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, non a caso parla dell’eventualità di abbattere il viadotto e realizzare o potenziare percorsi alternativi.