Denuncia

Copertoni, materassi e amianto: sversamenti di rifiuti sul Vesuvio anche in zona rossa

Tra i tanti effetti catastrofici che il Covid 19 ha ingenerato ce n’è anche un altro, meno appariscente e piuttosto silente, ma anch’esso ugualmente deleterio per il benessere pubblico, ossia l’aver calamitato gran parte degli interessi mediatici e collettivi a discapito dell’attenzione su alcuni atavici problemi che attanagliano molti luoghi dello Stivale, cosa che va a sommarsi al conseguente dirottamento di risorse e di energie che sarebbero invece necessarie per porvi rimedio e per intensificare le attività di monitoraggio.

Tra questi va mestamente ascritto lo sversamento illecito dei rifiuti, un abominio sociale che non si limita a devastare il decoro delle sole periferie urbane ma che spesso intacca senza alcuna pietà parchi, riserve boschive e spiagge. Un odio viscerale che alberga nelle coscienze di alcuni verso tutto ciò che è bello e innocente dall’inclinazione distruttiva dell’essere umano. Nemmeno il Parco Nazionale del Vesuvio purtroppo è scevro da tutto questo rancore che viene manifestato e attuato in molteplici modalità: incendi dolosi, abbattimento di alberi, abusivismo edilizio e, per l’appunto, l’abbandono dei rifiuti più disparati.

In un periodo contrassegnato da quarantene e confinamenti preventivi gli incivili non demordono e si premurano di rifornire la loro terra con una vasta gamma di “prodotti”, quasi come in una sorta di gigantesco mercatino del degrado. Le foto che seguono sono state scattate nella porzione del Parco che ricade nel comune di Terzigno, a poco meno di 700 metri di distanza dal campo sportivo nella direzione che va verso il Vesuvio, a circa 350 metri s.l.m. 

Rifiuti di ogni genere sul Vesuvio

Nonostante il sentiero sia abbastanza pendente e irto i vandali non hanno desistito dal dare concretezza al loro disagio e lo spettacolo che si presenta lungo il cammino, mentre ci si addentra nel cuore verde del vulcano più famoso al mondo, è aberrante: sanitari, televisori, lamine di amianto, cassette di plastica per il trasporto di frutta e verdura, scarti di lavorazione tessile, calcinacci e macerie edili di risulta, materassi, divani, pneumatici di auto e di mezzi pesanti, paraurti, ampie distese di cotton fioc adagiati al suolo e tanto altro.

 Ma oltre alla componente relativa alla tutela paesaggistica e alla salvaguardia della salute questa indecorosa abitudine, come se non bastasse, infierisce con un terzo fendente sulla dignità sociale del territorio, in quanto la bonifica di tutte aree del parco interessate richiederà ovviamente l’impiego di nuove fondi, attinti come sempre dalle tasse dei cittadini onesti, che già pagano quanto dovuto per il corretto smaltimento dei propri rifiuti.

L’auspicio è che gli enti pubblici deputati ripristinino la bellezza di questo eden, che alcuni non meritano di avere, che la didattica a distanza così come l’interdizione degli eventi culturali non inaridiscano le coscienze collettive o minino la sensibilizzazione, soprattutto dei giovani, sulle tematiche ambientali e sul rispetto del territorio e che i controlli, oltre che riguardare la conformità comportamentale alle recenti disposizioni sugli spostamenti e sul distanziamento sociale, siano vigorosi anche nell’identificare e punire severamente i portatori asintomatici del virus dell’arretratezza, contro il quale l’unico vaccino è dato dalla formazione civica. Fatto sta che rimangono queste, almeno fin qui, le tristi condizioni della terra vesuviana, la claudicante Madre ferita ed odiata da alcuni dei suoi stessi figli.