Alcuni infiltrati c’erano, non si può negarlo, ma il comportamento di alcune decine di individui, gentaglia, non può e non deve mettere in ombra migliaia di napoletani onesti, perbene e pacifici. La solita narrazione stereotipata usa terminologie diffamanti come “rivolta della camorra”, senza conoscere assolutamente nulla di quello che si vive in città. Nell’ultima settimana a Napoli la tensione si tagliava a fette.
È assurdo che esistano persone secondo cui tutti i napoletani debbano accettare una nuova chiusura totale senza proferire parola. Non si tratta di giustificare la violenza, che è disgustosa sempre, ma di difendere il diritto a dissentire e far sentire la propria voce. Si punta il dito contro chi è andato in vacanza, forse chi lo fa dovrebbe ricordare che il Governo ha ideato una cosa che si chiama (appunto) bonus vacanza, o che lo stesso Vincenzo De Luca è andato a fare i bagni in Puglia. Dimentica che gli italiani hanno trascorso l’estate a ripetersi quanto erano stati bravi a combattere la pandemia, un’estasi autoerotica smentita non appena è giunto l’autunno.
La popolazione è stanca di promesse non mantenute, di battibecchi sterili, di paternali e show del cabaret. A tavola i napoletani vogliono mettere il piatto di pasta, le battute comiche non riempiono la pancia. Un cenno è infine opportuno circa tanti commenti sul web, di coloro che affermano di provare vergogna a essere napoletani o che Napoli faccia parte dell’Italia. Non vi disturbate: siamo noi ad avere vergogna di voi.