La vita di Matteo Messina Denaro diventerà un film per il cinema. A rilanciare la notizia su Facebook è Marco Belardi, proprietario di Bamboo Production, casa di produzione cinematografica di recente fondazione. La società ha acquistato i diritti del libro U Siccu di Lirio Abbate. Sarà diretto, scrive Belardi, da un grande regista italiano. La vita del boss sarà ripercorsa in tutti gli aspetti del suo profilo: da latitante più pericoloso a stragista, l’amante del lusso e delle donne, la presa del comando e la scelta di operare le stragi di mafia che hanno ucciso Falcone e Borsellino.
Se il libro di Lirio Abbate ha lo scopo di far comprendere l’importanza della sua eventuale cattura (è stato pubblicato nel 2020), poi effettivamente avvenuta, il film potrebbe contribuire a creare un nuovo mito come accaduto con Raffaele Cutolo ed il lungometraggio Il camorrista, liberamente tratto dal libro di Giuseppe Marrazzo.
Il confine tra il racconto cinematografico e l’elevazione a modello a cui aspirare spesso è labile, soprattutto in determinate fasce della popolazione caratterizzate da un basso livello di educazione, che vivono in uno stato di emarginazione e lontane da modelli positivi e ispirati alla legalità. Il caso di Gomorra è emblematico, con i numerosi ragazzi che hanno imitato e continuano a imitare i personaggi visti attraverso lo schermo. Matteo Messina Denaro, d’altra parte, è già protagonista di episodi di ispirazione e mitizzazione.
Certamente non si possono condannare né censurare le opere, pur nella possibilità di criticarle nel momento in cui esaltano figure negative e senza mostrare almeno l’esistenza di modelli diversi. A tal proposito, ad esempio, abbiamo visto che non basta far morire tutti i protagonisti o mostrare la cattura e la detenzione a vita: anche in tal modo il fascino delle tenebre continua a dispiegare i propri effetti, se non è bilanciato da un contesto di presenza delle istituzioni che previene la formazione di quel terreno fertile utile al degrado e alla deriva malavitosa.