Radar sonoro negli stadi italiani per individuare chi canta cori razzisti
Che ci sia un nesso tra il trionfo della Lega con il suo anti meridionalismo, celato per ragion di stato, e il becero malcostume italico di offendere i napoletani è difficile stabilirlo. Un germe di intolleranza, ignoranza e razzismo però esiste, si alimenta estendendosi a macchia d’olio su tutta la Penisola.
Dal “We, terun! Và a dà via i ciap! (Vai a quel paese)” a “Vesuvio lavali col fuoco” basta un attimo. E i dati di quest’anno confermano un incremento consistente delle multe riservate ai supporters razzisti. Nella scorsa stagione furono 8 le tifoserie colpevoli, nel torneo appena concluso sono invece 6 (Milan, Fiorentina, Juventus, Roma, Inter e Udinese). Ma c’è poco da sentirsi confortati, perché gli episodi sono addirittura aumentati tanto che le ammende per cori discriminatori vantano una percentuale altissima: il 33,71% delle sanzioni comminate alle società di Serie A, pari a 161.000 euro su un totale di 477.500 totali. La più razzista è la Juventus multata per cori razzisti di 45.000 euro.
Rispetto ad un anno fa nel complesso le sanzioni calano di 117.500 euro ma restano invariate quelle inflitte per i cori insultanti di chiara matrice territoriale. Così se l’anno scorso le multe per discriminazione raggiungevano una percentuale di poco superiore al 27%, nel 2018/2019 si registra quindi un incremento dell’ 7%. Mica bruscolini.
C’è anche un rovescio della medaglia che colpisce direttamente il Napoli: i tifosi azzurri sono stati i più sanzionati d’Italia. La società di Aurelio De Laurentiis è stata multata complessivamente per 87.500 euro, dietro la Roma con 78.500.