Nel suo convento il Boccaccio incontrò Maria d’Aquino, figlia naturale di Roberto d’Angiò, che ispirò la celebre Fiammetta protagonista del Decamerone. Vi soggiornò Petrarca, come si evince da una lettera che scrisse all’amico Giovanni Colonna, e nel 1799 il generale Championnet proclamò l’inizio della Repubblica Napoletana. La basilica di San Lorenzo Maggiore è una delle più importanti chiese medievali di Napoli.
Interno di san Lorenzo Maggiore
Sempre Cosimo Fanzago fu l’autore del rifacimento della terza cappella di destra verso la metà del Seicento, la cappella Cacace, che è stata decorata in stile barocco, modificando l’arco a sesto acuto in arco a tutto sesto e rappresentando, dunque, un punto, se così vogliamo dire, stonato all’interno dell’austero gotico della basilica. La cappella Cacace costituisce, quindi, la testimonianza del fatto che i lavori che riguardano edifici monumentali solo recentemente si sono cominciati a effettuare rispettando lo stile dell’edificio stesso, in modo da renderlo il più possibile simile a quello che doveva essere l’originale, mentre in passato tali lavori venivano eseguiti secondo il gusto contemporaneo, anche a costo di entrare in contrasto col resto della struttura.
Nel 1732 un ulteriore terremoto fece crollare quasi del tutto la facciata della chiesa che fu poi riedificata su disegno di Ferdinando Sanfelice, artista di epoca barocca a cui si devono anche gli altari della chiesa. I bassorilievi sull’altare maggiore sono invece opera di Giovanni da Nola, il più importante scultore del Rinascimento napoletano. Per tutto l’Ottocento la chiesa e il convento poterono ospitare frati solo a fasi alterne a causa delle leggi napoleoniche prima, e del decreto di soppressione degli Ordini Religiosi, promulgato dal governo sabaudo, poi. Vi rientrarono solo a partire del 1930. Nel 2005 è stato inaugurato il Museo dell’Opera, in cui vi sono i resti archeologici della Neapolis greca sottostante e le collezioni di dipinti, antichi abiti monacali e arredi del monastero risalenti al Settecento e all’Ottocento. Indubbiamente in tutti questi anni si sono susseguiti numerosi lavori di restauro che hanno cambiato, insieme con i bombardamenti della seconda guerra mondiale, il disegno originale del complesso, ma ciò che ne resta oggi è un capolavoro singolare, che per la sua stratificazione archeologica, architettonica e artistica, è capace di raccontare tutte le epoche storiche che ha vissuto.
Fonti: Claudia Viggiani, “L’Italia di Giotto: Itinerari giotteschi”, Roma, Gangemi, 2009
Cristian Bonetto, Josephine Quintero, “Napoli e la Costiera Amalfitana”, Lonely Planet, 2010
Laure Raffaëlli-Fournel, Cécile Gall, “Napoli e Pompei”, Milano, Touring Club, 2003
Agnese Palumbo, Maurizio Ponticello, “Il giro di Napoli in 501 luoghi”, Roma, Newton Compton, 2014
Questo articolo fa parte della rubrica sulle Chiese di Napoli .”Napoli, la città delle 500 cupole”.