Cultura

Cimitero del Pianto: da fossa comune ad ultima dimora di Totò

Napoli – Tante sono le leggende relative al cimitero delle Fontanelle ed alle ossa in esso custodite, così come il cimitero monumentale di Poggioreale gode della fama di uno dei cimiteri più “artistici” d’Italia. Eppure, nello stesso quartiere di quest’ultimo si erge un altro cimitero, ben più piccolo, che in quanto a bellezza non ha nulla da invidiare: il Cimitero di Santa Maria del Pianto, meglio conosciuto come il cimitero del Pianto.

Venne edificato nel 1865 ed è quindi coevo rispetto a quello di Poggioreale, ma, in realtà, le sue origini sono molto più antiche. Un tempo l’intera zona era fagocitata da un’enorme grotta dalla quale gli antichi greci estraevano il tufo: alcune pietre dei resti pervenutici recano ancora il marchio tipico dell’antica cava. La destinazione della grotta cambiò radicalmente dopo la peste che nel diciassettesimo secolo decimò la popolazione europea.

Nel 1656 la piaga si diffuse anche a Napoli, spargendo morte e cadaveri fra le vie della città. Come in tutte le altre città il problema maggiore fu quello di trovare un posto lontano dal centro abitato dove poter seppellire degnamente migliaia di morti altamente infettivi. Così, si decise di riempire di cadaveri l’antica grotta, al tempo isolata su un colle fuori città: solo secoli dopo sarebbe sorto il quartiere di Poggioreale rendendo abitata la zona.

Per commemorare i morti e consacrare il suolo venne eretta nel 1662 la Chiesa di Santa Maria del Pianto. Tuttavia, soltanto nel 1865 si sviluppò intorno al luogo di culto un vero e proprio cimitero. L’intera area di sepoltura si inerpica sulle falde del Monte di Lotrecco, ben lontana e distinta dal più esteso cimitero di Poggioreale. Come specifica la “Guida ai cimiteri d’Italia”, il cimitero del Pianto si estende per soli 28.000 metri quadrati, uno spazio veramente esiguo.

Nonostante le dimensioni, ospita le ultime spoglie dei personaggi più importanti di Napoli: al suo interno possiamo rendere omaggio alle tombe del tenore Enrico Caruso e del commediografo Eduardo Scarpetta. L’ospite più famoso, però, è il principe della risata: il grande Totò. Ancora oggi i fan di tutto il mondo continuando ad inviare lettere al Principe Antonio de Curtis e tutte queste manifestazioni di affetto e stima vengono raccolte sotto il suo profilo in marmo che decora la tomba.