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“L’uocchie sicche so’ peggio d”e scuppettate”. Chi di voi sa cosa significa?

A quanti di voi sarà capitato di avere una giornata sfortunata, oppure di non dire o non far sapere una cosa a nessuno per il timore di esser “secciati”? Ammettetelo. Anche i più razionali e i più riluttanti alle superstizioni prima o poi ci cascano.

A Napoli, ma in generale un po’ ovunque in Campania, esiste un detto molto forte ma eloquente: L’uocchie sicche so’ peggio d”e scuppettate“, che letteralmente significa “il malocchio è peggio dei colpi di fucili”. In alcuni casi si aggiunge, a fine frase, “ ‘e notte” (“di notte”), a completare e ad accrescere la gravità dell’evento, poiché di notte appare tutto più tragico. La locuzione si riferisce alla sfortuna che può capitarci a causa dell’attenzione invidiosa di qualcuno, consapevole o meno, che molto spesso condiziona il nostro agire.

Nonostante l’adozione di comportamenti superstiziosi, che non sempre sono efficaci, nel disperato tentativo di sfuggirvi si tende a pensare che ci sia una qualche forza occulta, “L’uocchie sicche” appunto, che governa gli eventi. La potenzialità del malocchio è così elevata da produrre più danno delle fucilate ed il popolo napoletano ritiene che sia difficilissimo se non impossibile difendersi dagli influssi negativi della iettatura. La persecuzione non cessa, domina l’occhio secco!

Ma cos’è questo “uocchie sicche“? E’ il malocchio. Lo possiede l’individuo che guardando negli occhi dell’altro esercita un influsso malefico al fine di danneggiarlo. La credenza nel Malocchio è fortemente radicata nei paesi mediterranei e del vicino oriente ed ha origini antichissime. Si pensa sia nata con l’uomo a giudicare dai numerosi riti “apotropaici” (dal greco, “che allontana il male”) che ha sempre effettuato. Gli antichi greci e gli etruschi, ad esempio, esponevano sulle loro case o sui templi delle figure mostruose per combattere la sfortuna (in foto), oppure come ancora si fa in Turchia e nella Grecia moderna, la “iattura” si combatte con un amuleto a forma di occhio (chiamato nei paesi arabi “occhio di Allah”).

Antefissa etrusca da Veio (500 a.C circa).

A Napoli ed in tutto il meridione, sono diffusi numerosi rimedi preventivi contro il malocchio. Dal fare le corna, al grattarsi i genitali e all’indossare amuleti, come ferri di cavallo (che un tempo si inchiodavano dietro le porte di casa), i cornetti di corallo, peperoncini rossi e collane d’aglio ed anche le spille da balia, con l’immagine di un santo, cucita in un pezzo di stoffa sugli indumenti intimi dei bambini.

Ma quando una persona sospettava di essere vittima di una “iattura” (fattura), con reali sintomi fisici e psichici, ricorreva ad un rimedio più potente. Si recava dalla più anziana del paese che dopo aver chiesto il favore di Dio con una preghiera incomprensibile, faceva cadere tre gocce d’olio in una ciotola d’acqua. Se queste si discioglievano voleva dire che l’uocchie sicche era scomparso, altrimenti il sortilegio andava ripetuto nei giorni successivi.

Che si tratti di dicerie, che ci si creda oppure no, anche le superstizioni fanno parte della storia e della cultura di un paese. E voi credete alla potenza dell’ “uocchie sicche“?