Storia

Briganti, quattro anni di lotte: l’intervista (prima parte)

Sono passati quattro anni da quando il Brigante Rianese ha fondato la pagina Briganti, e da allora ha raccolto sempre più consensi, tanto da superare oggi i 90mila iscritti. Il cammino non è stato tuttavia semplice, dato che agli inizi erano poche le persone che decidevano di seguirla, ma con l’aiuto di nuovi amministratori e soprattutto parlando di temi validi è riuscita a informare e svegliare coscienze, a formare migliaia di Briganti del nuovo millennio che hanno come armi la verità e la volontà di cambiare il Sud. I Briganti hanno cominciato a raccontare la realtà: la realtà sociale ben diversa da quella descritta dagli antimeridionali Mass Media nazionali, la realtà politica ed economica che sfrutta il Mezzogiorno come colonia interna, la realtà culturale di un Meridione depositario di tesori inenarrabili, e soprattutto la realtà identitaria di un Popolo che ha visto, e continua a vedere, la propria Grande Storia seppellita in un fango di malaunità e volgari interessi. Questa corposa intervista, che abbiamo diviso in due parti, ci fa capire meglio chi sono i Briganti, perché lottano e come lottano, quali soluzioni propongono e, soprattutto, a cosa deve portare l’amore per questa Terra.

“Briganti” è un termine che evoca appunto il brigantaggio, ossia quel fenomeno meridionale post-unitario che i libri di scuola riducono essenzialmente al becero banditismo. I briganti in realtà erano coloro che resistevano alla sostanziale invasione piemontese e insorgevano contro l’appena nato Stato Unitario: in cosa siete simili a loro? Quali sono i vostri obiettivi a medio e lungo termine?

<<Noi cerchiamo di resistere ad un modello imposto di colonialismo interno attraverso le armi della comunicazione, cercando di mettere in luce le contraddizioni di uno stato che si dichiara padre quando è in verità padrone e sfruttatore. Cerchiamo di creare una specie di “linea virtuale” di continuità tra i briganti storici e i briganti attuali. Centocinquantatré anni fa i briganti combatterono con le armi e ci fu una guerra civile che causò lutti enormi e devastazioni ovunque.
Ora immaginate, invece, se Carmine Crocco o Ninco Nanco o il Serg. Romano o Michelina De Cesare, per citarne i più famosi, avessero potuto comunicare con un pc, con una webcam, ma anche magari con una semplice radio, cosa sarebbe successo? Come sarebbero andate le sorti delle nostre terre? Ecco, è questo il nuovo brigantaggio, è un “brigantaggio culturale” che spinto sempre da quell’elemento genetico innato, che è rappresentato dalla difesa della propria terra, che avevano i nostri bisnonni, continuiamo la lotta, ma questa volta utilizzando la cultura al posto della “scoppetta” e il nome stesso “briganti” deve diventare lo stendardo di questa lotta.
Adesso Briganti è semplicemente un sinonimo di fierezza, dignità, amore per la propria Terra.
I nostri obiettivi a medio termine sono quelli di far luce sulle contraddizioni di cui si è detto e aggregare in una lotta comune priva di egoismi tutte le persone che si identificano in questa battaglia; mentre nel lungo periodo abbiamo grandi progetti, dei quali stiamo già cominciando a gettare le basi>>.

Come avete sempre affermato, la questione meridionale nasce con l’Unità d’Italia per risolvere la questione settentrionale, venendo ad essere quindi frutto della malaunità: perché dopo più di 150 anni questa Unità non si vuole ancora fare? Quali sono le colpe, di ieri e di oggi, dei Meridionali in merito a questa situazione?

<<L’italia fu concepita come l’unione di due parti: ma fu inventata anche una tipologia di Stato Nazionale perfetto. Infatti il disegno, poi pienamente realizzato dai Cavour, Savoia, Garibaldi e così via, fu quello di creare una parte ricchissima e una poverissima, e quest’ultima fu resa tale in quanto sfruttata e trasformata in colonia interna. Questa tipologia di stato tuttora perdura, e di conseguenza questa “colonia-Sud” deve consumare i prodotti della parte più ricca, deve fornire manodopera, deve arricchire la zona più ricca con l’utilizzo dei servizi (ospedali, affitti, università, ecc.). È un equilibrio perfetto creato ad hoc 153 anni fa. Pensa un po’ che il primo governatore della neonata Banca d’Italia, Carlo Bombrini, nel 1862 disse, e cito testualmente: “I meridionali non dovranno essere più in grado di intraprendere”: allora proviamo a chiederci, dopo queste premesse, che intenzione può avere lo stato a far sviluppare il Sud se il potere economico-politico che lo governa si basa proprio su questa sperequazione Nord/ricco-Sud/colonia!?
Inoltre, è importante aver presente che un popolo sconfitto perde fiducia in se stesso o addirittura prova odio e ribrezzo del posto in cui nasce, e se allo stesso tempo si aggiunge la campagna denigratoria che perdura da oltre 153 anni non dobbiamo stupirci se ancora oggi continuiamo a vedere il nostro territorio disprezzato e lasciato all’incuria>>.

Recentemente avete detto che la politica è un mondo che vi fa ribrezzo, tuttavia non avete completamente chiuso la porta all’ipotesi di formare un partito: quale potrebbe essere un modo per arrivare maggiormente alle masse e realizzare i vostri obiettivi, che non sia quello politico?
Se invece alla fine fondaste un partito, quale potrebbe essere il suo fine ultimo?

<<Come coinvolgere le masse? Soprattutto mediante campagne mediatiche virali, conferenze e convegni atti a sensibilizzare il pubblico in merito alla diffusione delle verità storiche sul cosiddetto “Risorgimento”, alle problematiche socio-economiche attuali. Oltre a campagne strettamente culturali ci sono anche campagne più “sul campo” come ad esempio il “CompraSud” che mira a sensibilizzare all’acquisto consapevole di prodotti locali e a km zero fatte da aziende con sede legale e produttiva ubicata al Sud, ma anche campagne volte alla difesa del territorio dall’inquinamento e dal malaffare, alla lotta all’emigrazione, alla difesa dal pregiudizio e dal razzismo.
Circa il partito politico, dentro di noi c’è un idea di libertà e di eguaglianza così orizzontale che un partito politico rappresenta un’élite per eccellenza, mentre per quanto riguarda indipendenza o federalismo o simili, noi vogliamo solo e unicamente liberarci dalle catene coloniali e vogliamo ricominciare a intraprendere. Per arrivare a questo non escludiamo alcuna opzione sia all’interno dello Stato Italiano, sia nell’ambito di una entità statuale indipendente>>.

Quali sono i vostri rapporti con gli altri movimenti e partiti di ispirazione meridionalista?

Li guardiamo con “occhio critico interessato”, se fanno qualcosa di brigantesco li elogiamo, se fanno qualcosa che non ci va bene li bacchettiamo.

 FINE DELLA PRIMA PARTE. La seconda parte è possibile leggerla qui.

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