Di questo bunker non ne aveva mai parlato Abbate, eppure era lì da 20 anni. Nella stanza da letto della villa c’era una botola attraverso cui si accedeva a questo covo, scoperto per caso da alcuni soci della cooperativa sociale “Apeiron” che ha avuto in gestione il bene confiscato dal Comune di Pignataro Maggiore, che è stato sempre il territorio controllato dal clan Lubrano – Nuvoletta.
Proprio qui, come si legge su Repubblica.it, sembra si siano nascosti boss come Totò Riina, Bernardo Provenzano, Luciano Liggio e Michele Greco.
Tra i boss più pericolosi e potenti di “Cosa Nostra”, si sarebbero nascosti proprio nell’agro casertano e chissà se la villa non abbia ospitato qualche altro latitante. La villa, grande più di 500 metri quadri, disposta su tre livelli e con piscina, è stata intitolata a maggio scorso, a Francesco Imposimato, sindacalista di Maddaloni, ucciso proprio da Antonio Abbate.
La villa sembra però nascondere altri cunicoli e nascondigli di cui, continuando i lavori, si verificherà l’effettiva esistenza.
A fine settembre la casa rinascerà come luogo di formazione professionale e ospiterà un Bed and Breakfast.