I Campi Flegrei
La ricerca è stata condotta dall’Institut de Physique du Globe di Parigi, dal Dipartimento di Ingegneria, Scuola Politecnica e Scienze della Base dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Osservatorio Vesuviano.
Mentre tra il 1983 e il 1984 il livello di sollevamento del terreno era maggiore con un’incursione del magma a 3-4 chilometri in superficie, i dati attuali (dal 2003 in poi) dicono che il terreno si è sollevato molto meno e non a causa di intrusioni magmatiche ma per gas liberati a circa 8 chilometri di profondità dal serbatoio principale.
“Questo ha provocato – dice lo studio – l’essiccamento della base del sistema idrotermale caldo, non più tamponato lungo l’equilibrio liquido-vapore ed esclude qualsiasi arrivo superficiale di nuovo magma, il cui abbondante degassamento del vapore dovuto alla decompressione avrebbe ripristinato l’equilibrio liquido-vapore”.
Si escluderebbe una probabile fuoriuscita del magma. Continua lo studio: “La conseguente infiltrazione di CO 2 e il riscaldamento progressivo del volume di roccia deformante circostante causano l’accumulo di pressione dei pori nelle falde acquifere e generano la simmetria temporale che caratterizza il sollevamento continuo e la subsidenza post-1984, entrambe originate dallo stesso meccanismo di deformazione inversa”.
Sarebbero cambiate, dunque, le cause dell’abbassamento e del sollevamento della zona dei Campi Flegrei. Si tratta al momento di una ricerca scientifica che non si sa se potrebbe cambiare anche gli scenari di un’eventuale eruzione della caldera e di conseguenza anche i piani di evacuazione della Protezione Civile.
Qui lo studio completo.