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Coronavirus, avvocato napoletano: “Scoperto dai giornali che ero positivo”. Ma l’Asl smentisce

Sono tre i casi di Coronavirus confermati in Campania. Si tratta di una ragazza casertana di 24 anni, di una donna ucraina di Vallo della Lucania e di un avvocato napoletano.

La ragazza di Caserta si trova in isolamento all’Ospedale Cotugno di Napoli. A raccontare la sua storia e i suoi spostamenti è stato il padre. La giovane si era recata sabato sera a Milano e una volta tornata ha riscontrato i sintomi compatibili con il virus.

Un’altra storia è invece quella dell’avvocato napoletano 50enne positivo al coronavirus che ha spiegato a ‘La Repubblica’ i momenti antecedenti il suo ricovero. L’uomo al momento sta bene e non ha febbre. Anche lui è in isolamento ed ha contratto il virus probabilmente durante un suo viaggio di lavoro a Milano. L’avvocato racconta come la Campania non sia al momento pronta ad affrontare l’emergenza e chiede un incontro con il governatore De Luca.

“Sono preoccupatissimo, davvero. Ma non per me. Sono spaventato per la mia città e per la nostra regione. Mi sono reso conto in prima persona che non siamo assolutamente in grado di affrontare alcuna emergenza. Se oggi ci fosse un’epidemia di colera, non so come andrebbe a finire. L’esito del test l’ho appreso dai giornali, non ho ricevuto alcuna comunicazione. Mi sono sottoposto spontaneamente al tampone, ma tra mille difficoltà. Vorrei che il governatore De Luca mi chiamasse, così potrei spiegarlo a lui direttamente. Devono capire che la macchina non funziona”.

L’avvocato spiega che dopo aver telefonato ai numeri indicati dalla Regione si è recato al Cotugno per un controllo ma qui i medici non volevano fargli il tampone.

“La mascherina per entrare al pronto soccorso veniva consegnata dalle guardie giurate che fumavano tranquillamente e bevevano caffé. All’interno, mi sarei aspettato condizioni igieniche migliori. Per fortuna sono stato uno dei primi. Ma volevano rimandarmi a casa, poi su mia insistenza mi hanno fatto entrare. Mi hanno misurato la temperatura, non avevo febbre. Ma era normale, perché avevo preso la tachipirina. Mi hanno fatto un tampone per l’influenza normale ed è uscito negativo.

Quando ho spiegato che ero stato a Milano, un dottore si è innervosito. Ha detto che in pronto soccorso erano già andati dieci avvocati che lavorano a Milano e non si potevano fare i tamponi a tutti. E ha aggiunto: “Ma Milano non è zona rossa”. Però avevo viaggiato in metropolitana, che è frequentata da persone provenienti da tutto il mondo. Ho insistito, mi hanno fatto il tampone, accompagnato da un provvedimento di sorveglianza attiva che mi obbliga a restare per 14 giorni a casa”.

La cosa più assurda che ha riferito l’avvocato napoletano è stata quella di non esser stato avvisato dell’esito del tampone. Come si legge sempre su ‘La Repubblica’:

Mi hanno dato un numero fisso per chiedere informazioni. Non hanno mai risposto. Ho saputo ufficiosamente che il tampone era negativo. Ora leggo sui giornali che hanno mandato il campione allo Spallanzani perché sarebbe uscito positivo. Sarò il primo ad avvisare chi ha avuto contatti con me, se avrò la conferma della positività. Ma ci dobbiamo preoccupare soprattutto del fatto che non siamo assolutamente in grado di garantire la prevenzione”.

Una versione diametralmente opposta da quella fornita dall’Asl Napoli 1 che smentisce l’avvocato napoletano affetto da coronavirus:

” Il direttore generale dell’ASL Napoli 1 Centro Ciro Verdoliva smentisce categoricamente tali affermazioni in quanto non corrispondenti alla realtà dei fatti sottolineando, invece, che i protocolli previsti sono stati eseguiti puntualmente e nel rispetto delle linee guida regionali, come risulta da atti formali.

In modo specifico al paziente è stata realizzata un’intervista (da parte del personale della competente Unità Operativa Prevenzione Collettiva) tesa a raccogliere tutti i particolari ancor prima che lo stesso risultasse positivo al test. L’intervista è stata redatta nel pomeriggio del 26.02 e la stessa riporta già con dettaglio i particolari degli spostamenti e dei contatti stretti.

Alle ore 21,30 del 26.02, a seguito di risultato “prima positività” comunicato dal Cotugno, l’ASL Napoli 1 Centro ha provveduto attraverso il personale dirigente dell’Unità Operativa di Prevenzione Collettiva del Distretto Sanitario competente, a contattare presso la sua abitazione il paziente alle ore 22,15 circa, il quale – a seguito della notizia riferitagli con estrema puntualità – ha anche fornito il cellulare per permettere l’attivazione del necessario programma di sorveglianza attiva. Tutti elementi che il “paziente uno partenopeo” ha dimenticato di riferire ai giornali”.