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Parrucchieri beni necessari in zona rossa, la storia di Genea: “Noi costretti a rimanere aperti per non pagarci”


PARRUCCHIERI APERTI IN ZONA ROSSA – Durante il primo lockdown i barbieri e i parrucchieri sono stati i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire. Ora invece sono una delle poche attività che possono restare aperte in questa nuova seconda ondata. ‘Beni necessari’ quindi anche se le famiglie non riescono ad arrivare a fine mese e gli eventi e le feste sono vietati.

Una di loro Genea Cicio, ci ha contatti per raccontare la sua storia. Non ci sta a rimanere aperta senza ricevere un aiuto e con i clienti ormai ridotti.

“Sono Genea, una parrucchiera 35enne di Castellammare di Stabia in provincia di Napoli. Sono un bel po’ di anni che esercito in questo campo essendo anche figlia d’arte. Mio padre ha il nostro salone da 40anni. Come per tutti questa pandemia ci ha tarpato le ali. Nella prima metà dell’anno abbiamo avuto paura, rabbia e una sensazione di impotenza di fronte a uno stato e una cattiva gestione delle risorse territoriali e nazionali. Ad oggi però mi rendo conto che nn c’è mai fine al peggio perché vedo negozi andare avanti solo perchè “costretti” a restare aperti. Persone che ormai hanno i volti della tristezza ma DEVONO far conto solo sulle proprie forze e che (diciamola tutta) sono ormai poche! Commercianti artigiani o comunque tutti quei liberi professionisti o definiti piccoli imprenditori che realmente in questa seconda fase di lock-down spesso non sanno cosa è meglio per la loro vita professionale e personale”.

Molti commercianti infatti hanno decido di non riaprire. Troppe le perdite e i soldi, anche della prima cassa-integrazione, tardano ad arrivare.

Genea si fa una domanda. Perché ora i parrucchieri e i barbieri non sono stati chiusi?

“Sono mesi difficili e angoscianti per tanti ma sapere di non avere alcun tipo di sostegno e sentirsi come su una zattera alla deriva cercando disperatamente terra ferma non credo si possa definire né democraticamente corretto né dignitoso. Ormai siamo arrivati al punto del “si salvi chi può” ma nn è cosi che dovrebbe essere. Non è così che una persona sempre corretta e ligia al dovere (pagando tasse IVA contributi e quant’altro) dovrebbe vivere questi periodi storici dove nessuno fa concretamente qualcosa se non gli stessi “piccoli imprenditori” che nonostante tutto sono obbligati ad andare avanti! Perche o è cosi o niente! Beh io credo che la libertà possa essere tolta soprattutto in momenti come questo. Possa essere tolta per il nostro bene. Per salvarci da questo terrorismo psicologico quantomeno… Ma la dignità no! Ma secondo voi perché noi parrucchieri siamo diventati un bene necessario cosi all’improvviso!? Beh perché contributi e IVA a parte sosteniamo lo stato come categoria ogni anno con circa 8 miliardi di fatturato. Ed ecco che non potendo sostenerci LO STATO siamo noi ancora una volta a dovercene occupare. Ma non in questo modo e non di questi tempi!” .

Molti clienti purtroppo non arrivano a fine mese o si trovano in comuni diversi. Ora inoltre per ogni spostamento serve l’autocertificazione.

“Dove c’è il timore di uscire… di spendere soldi non necessari… di non poter andare da un comune all’altro…dove il fatturato è notevolmente dimezzato… non si può lavorare così! Questo non è lavoro ma sopravvivenza autogestita. E allora mi chiedo se posso gestire tutto con il niente mio caro Stato poi mi spieghi come farò a ripagare con lo stesso niente tutto??”.