Secondo studi recenti del WWF, ad esempio, oltre 267 specie marine presentano nei loro stomaci rifiuti di plastica, ingeriti proprio perché si tratta in massima parte di rifiuti prodotti dall’uomo e riversati nell’ambiente. Uno studio italiano reso noto lo scorso dicembre, invece, ha dimostrato la presenza di microplastiche nella placenta umana: questo significa che i bambini non sono formati soltanto da cellule umane, ma anche da materia inorganica quale è appunto la plastica. Alla luce di ciò si capisce quanto sia importante ridurre il consumo di questo materiale.
Tra gli oggetti vietati ci sono in primo luogo i cotton fioc, che hanno letteralmente invaso il pianeta, per l’uso smodato che se ne fa e la pratica di buttarli nel WC. Oltre a questi posate, piatti, cannucce, bicchieri, bastoncini per palloncini, contenitori per cibi e bevande in polistirolo e tutti gli oggetti in “plastica oxo-degradabile”, ossia materie plastiche contenenti additivi che attraverso l’ossidazione comportano la frammentazione della materia plastica in microframmenti o la decomposizione chimica.