Hanno scelto di comune accordo di evitare l’acquisto delle bomboniere destinando quella cifra a quel reparto che Antonietta, farmacista 28enne di Poggiomarino, conosce bene. Proprio pochi anni prima, infatti, lei e suo padre, nello stesso giorno, furono operati proprio lì, proseguendo poi i controlli di protocollo.
La ragazza scoprì di avere un neo atipico che poi risultò essere un tumore maligno che, dopo l’asportazione, ha reso necessario il ricorso a terapie e controlli di routine. Ora sia lei che il suo papà stanno bene e in quel reparto ci è tornata per regalare una speranza a chi sta vivendo quella situazione che ha segnato la sua vita.
La sua sensibilità, già forte ancor prima di ammalarsi, è una delle caratteristiche che la accomuna al suo Mirko, gestore di un bar e di un autolavaggio, anche lui di Poggiomarino, che lo scorso 4 agosto è diventato suo marito. Appena rientrati dal viaggio di nozze i coniugi non hanno esitato a far visita al professor Ascierto per consegnargli l’assegno. I fondi destinati all’ospedale saranno utilizzati per l’acquisto di un conta cellule automatizzato di ultima generazione.
“Decidere di condividere questo nostro momento di gioia con chi in questo momento soffre è stato un atto dovuto prima ancora che un gesto d’amore. E come diceva Maria Teresa di Calcutta: non è tanto quello che diamo ma quanto amore mettiamo nel dare. Noi abbiamo conosciuto la sofferenza” – hanno dichiarato Mirko e Antonietta.
Di qui il ringraziamento del dott. Ascierto: “Per anni il melanoma è stato uno dei tumori più temuti ma oggi fa meno paura e si può sconfiggere: l’87% dei malati sopravvive a cinque anni e uno su due sopravvive anche con diagnosi di malattia in stadio avanzato”.
“Nel 2011 solo 1 paziente su 4 con melanoma avanzato era ancora vivo dopo un anno dalla diagnosi, oggi oltre la metà dei pazienti che avevano una prognosi sfavorevole supera i due anni e il 20% delle persone colpite dalla malattia in fase metastatica è vivo a 10 anni dalla diagnosi. Ciò nonostante la ricerca deve andare avanti per coprire quel gap di percentuale di pazienti che ancora non ce la fa. Per questo sono encomiabili i gesti come quelli di Antonietta e Mirko e a cui va tutta la nostra gratitudine”.
Sulla stessa scia il direttore generale del Pascale, Attilio Bianchi : “Ricordarsi di chi soffre in un momento di felicità, è il segno di una sensibilità estrema che facciamo nostra nell’impegno di meritare ogni giorno la fiducia che ci viene accordata”.