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Differita la pena, Emilio Fede si commuove in diretta: “Sono libero, a 90 anni torno alla vita”

L’ex direttore del Tg4 Emilio Fede è finalmente un uomo libero. Il giornalista era stato condannato a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento della prostituzione per il caso Ruby Bis e ora ha ottenuto, data l’età (90 anni), il differimento della pena perché malato e anziano. Intervenuto in diretta durante la trasmissione di La7 ‘Non è l’arena’, Emilio Fede si è commosso.

EMILIO FEDE E’ UN UOMO LIBERO

Nel settembre del 2020 il Tribunale di sorveglianza di Milano gli aveva concesso l’affidamento in prova ai servizi sociali che gli permetteva di uscire di casa a determinati orari. Ora la libertà totale come spiegato a Giletti da Fede:

Pochissime ore fa è arrivata la decisione. E’ tornata la vita anche se in un momento difficile dato che ho perso mia moglie. Finalmente posso guardami attorno e tornare a essere quel ragazzo che nel cuore della Sicilia scriveva di cronaca alla ricerca di quali malefatte. Non ti posso dire che l’attesa di oggi della sentenza che hanno detto: è così, lasciamolo libero, lasciamogli vivere l’ultimo pezzo della sua vita libero. Ho visto la mia vita passarmi davanti agli occhi c’erano le lacrime, tra l’amore, gli amici. Tu poi non mi hai mai dimenticato. Purtroppo non c’è più Diana, mia moglie, la dedico a lei. Cara Diana ti dedico questo e che serva anche per aiutare per quanto possibile la ricerca della verità. Vienimi a trovare presto a casa Giletti, grazie a tutti. Sono emozionato purtroppo mi trema la voce“.

Il 25 giugno Emilio Fede mentre era in un hotel di Napoli, giunto in città per partecipare al funerale della moglie, ha ricevuto il blitz della Polizia che gli ha chiesto i documenti. Il giornalista si trovava infatti agli arresti domiciliari e si era lasciato andare ad un commento amaro:

Era già capitato a dicembre la stessa cosa e sempre intorno alle quattro del mattino. Stessa scena, stessa storia. Ho cercato di spiegare che ero stato autorizzato regolarmente per gravi motivi di famiglia, ma solo dopo un meticoloso controllo dei documenti miei ma anche della mia collaboratrice, hanno lasciato la camera”.