Sono circa 400 gli italiani che sono rimasti bloccati in Ucraina. A renderlo noto è il ministro degli esteri Luigi Di Maio ieri ospite nel corso della trasmissione di La7 ‘Non è l’arena‘. Insieme a Giletti si è parlato della guerra e di quello che si sta facendo per i nostri connazionali con l’invio anche di beni e medicine.
Queste le parole di Di Maio:
“Erano in 2000 gli italiani in Ucraina. Oggi sono 400, ne abbiamo salvati già 200. Dei 400, in 34 sono bloccati. Ci stiamo lavorando ogni giorno. Grazie a unità dì crisi per lavoro“.
Sulla no fly zone, il ministro ha le idee chiare:
“Ci sarà un incontro storico oggi a Roma tra gli americani e i cinesi per parlare dell’Ucraina. Stiamo parlando con tutti per arrivare ad una tregua umanitaria e ad un accordo di pace. L’Italia si rifiuta di istituire la no-fly zone della Nato sull’Ucraina e invio jet militari, perché significa scatenare la terza guerra mondiale, però deve essere chiara una cosa: questa guerra l’ha voluta una sola persona, che si chiama Putin. Noi stiamo lavorando da prima dell’attacco di Putin del 24 febbraio alla pace, chi dice che l’Europa è in guerra sbaglia. E lo sanno benissimo i cittadini ucraini che ora si trovano sotto le bombe della Russia. Putin aveva fatto i conti di prendersi l’Ucraina in pochi giorni e si è trovato un popolo che sta combattendo. L’Ucraina sta facendo aperture, è Putin che deve dimostrare di voler fermare la guerra. Serviranno garanti internazionali per garantire che l’Ucraina sarà neutrale, stiamo lavorando come Unione Europa“.
L’ambasciatore d’Italia in Ucraina, Pier Francesco Zazo, è stato invece in collegamento nel corso della trasmissione ‘Che tempo che fa’ e ha dichiarato:
“Gli italiani in Ucraina erano inizialmente 2.000, ora sono 400. Molti di loro vogliono rimanere perché hanno la loro vita in Ucraina, con mogli e figli. Ma alcuni sono purtroppo intrappolati, non riescono a lasciare il Paese. C’è un forte sostegno popolare per Zelensky, è in corso una lotta per la libertà e c’è il rischio di una guerriglia urbana, che potrebbe diventare in futuro una lotta partigiana“.