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Jorit realizza un murales a Mariupol, città ucraina invasa dai russi: “Qui bambini da 8 anni sotto le bombe”

Monta la polemica contro Jorit sulla sua posizione in merito alla guerra in Ucraina in seguito al nuovo murales realizzato su una palazzina della città di Mariupol, nel Donbass.

Jorit e i murales pro-Russia: “In Ucraina non c’è più democrazia”

Jorit è lo street artist partenopeo famoso in tutto il mondo per i suoi murales giganti che oggi hanno dato nuovo volto a tante zone della città di Napoli e non solo: dalla sua bravura sono stati realizzati i murali di Maradona, Lucio Dalla, Frida Khalo e Che Guevara, solo per citarne alcuni. L’artista, che al momento si trova proprio in viaggio in Russia, ha postato sui suoi profili social le immagini del suo ultimo lavoro, realizzato su una palazzina di Mariupol, la città ucraina del Donbass sotto il controllo dei russi dopo la battaglia dei mesi scorsi.

Nei post con i quali ha divulgato l’opera, Jorit esprime la sua posizione di forte controtendenza rispetto al pensiero dominante in Occidente, citando alcune dichiarazioni di ex presidenti ucraini: “Cosa fare con questi otto milioni di Russi che sono rimasti in territorio ucraino? “Bisogna tirargli una bomba atomica” (attribuita a Julija Tymošenko, primo ministro dell’ Ucraina nel 2005 e nuovamente dal 2007 al 2010)” – ed ancora “I nostri figli andranno negli asili e nelle scuole, i loro vivranno nelle cantine” – frase che sarebbe stata pronunciata da Porošenko, presidente dell’Ucraina dal 2014 al 2019.

“Chi vuole farci la morale ha le mani sporche di sangue”

In un’altra didascalia, che accompagna un video della stessa opera, si legge: “Diffidate da quelli che vorrebbero farci la morale, hanno le mani sporche di sangue. Qui non c’è nessuno da liberare. È tutto l’esatto opposto di quello che ci raccontano in TV. La resistenza che avremmo dovuto appoggiare è quella del popolo del Donbass che lotta da 8 anni per liberarsi da un regime; quello di Kiev che di democratico oramai non aveva più niente. Questo è soltanto uno sporco gioco fatto per interessi economici. Ci dicono che mandano missili spendendo miliardi di euro perché sono buoni e altruisti, ma i bambini del Donbass sono stati sotto le bombe per 8 anni e in quel caso nessuno ha mosso un dito. Per queste persone alcuni bambini sono più uguali degli altri”.

Un pensiero che fa riferimento alla situazione in Donbass precedente all’invasione, con la popolazione della regione di cultura prevalentemente russa che ha portato avanti una lotta per l’indipendenza fortemente osteggiata da Kiev, anche con l’uso della forza militare. Ma è lo stesso Jorit a chiarire con vari commenti che la sua visione non è antiucraina: egli sostiene la necessità di un’informazione più equa nei paesi occidentali sulla vicenda, per far sì che si eviti uno scontro culturale e si pongano invece le basi, a partire da un incontro delle esigenze dei due paesi in trincea, per un futuro di pace come obiettivo primario.

I precedenti di Jorit: il plauso di Putin ed il murales di Julian Assange

Jorit, al secolo Ciro Cerullo, non è nuovo a polemiche del genere: già lo scorso anno, durante i primi mesi del conflitto, è stato accusato di essere colpevolmente vicino alle posizioni della Russia. Motivo delle accuse furono, al tempo, il murales dello scrittore russo Dostoevskij realizzato sulla facciata del Liceo Righi di Fuorigrotta a Napoli: a poche settimane dall’invasione, infatti, la Bicocca di Milano aveva cancellato un corso sull’autore di Delitto e castigo sull’onda emotiva delle sanzioni alla Russia e del clima di “demonizzazione” di tutto ciò che lì abbia avuto origine. Il murales suscitò addirittura il compiacimento di Putin, che in un discorso elogiò l’opera dello street artist napoletano.

Conseguenze analoghe ha avuto un’altra opera di Jorit: il murale di Julian Assange, il giornalista australiano accusato di aver divulgato documenti segreti degli USA. L’opera, realizzata a Mosca, fu ritenuto un atto di appoggio troppo esplicito alla politica militare russa, che in Occidente verrebbe vista sotto una luce totalmente negativa soltanto a causa dell’informazione mainstream, rea di raccontare solo una parte della verità. Jorit divulgò sui social uno scatto della parete ancora incompleta con la frase: “Se le guerre possono essere avviate dalle bugie, esse possono essere fermate dalla verità”.

Sono nato mentre il Napoli vinceva il suo primo scudetto. Un "odi et amo" con questa terra, lungo una vita intera. Foto, videomaker, scrittura: do ossigeno a tutti i mezzi che mi consentono di raccontare la realtà, la mia realtà. Per i social sono #ilmennyquoditiano