A Sanremo vincono il Sud e la Lingua Napoletana, intesa come idioma vivo e sulla quale finalmente si è aperto un dibattito sul suo utilizzo ed il modo in cui viene trascritta, che – ci auguriamo – possa servire a raggiungere quella consacrazione di lingua scritta e da scrivere, oltre che da parlare.
È stato – e continua ad essere – il Sanremo delle polemiche, soprattutto nei confronti di Geolier entrato nell’occhio del ciclone non è appena si è scoperto che avrebbe cantato in Napoletano. Una parte dei suoi concittadini l’ha criticato per un testo scritto senza seguire alcuna regola della grammatica partenopea, il resto d’Italia solo perché napoletano. Un background razzista che il Paese, nei fatti disunito, non si cura minimamente di nascondere. Così Geolier, al secolo Emanuele Palumbo, si è dovuto difendere non solo dall’emozione ma anche dal fuoco sia nemico che amico.
I momenti più complicati Emanuele li ha affrontati sicuramente a partire dal termine della seconda serata, quando è risultato primo grazie al televoto. Un risultato confermato dopo la serata delle cover, quando mezzo Teatro Ariston ha abbonato la sala fischiando ed anche insultando il ragazzo, colpevole soltanto di avere tanti fan, e fedeli, che lo supportano. Nel frattempo in sala stampa c’era chi urlava perché bisognava “togliere il voto alla Campania”. Alla faccia dell’uguaglianza e della democrazia. Poi, il giorno successivo, addirittura l’accusa da parte di una giornalista di avere rubato la vittoria. Geolier, che è giovane ma estremamente intelligente, ha risposto a tutte le critiche e le domande trabocchetto con classe e argomentazioni irreprensibili. Nel frattempo la tesi razzista veniva avvalorata anche da Fiorello, da un altro giornalista che aveva indossato simbolicamente una maglietta con il Vesuvio di Andy Warhol ed indirettamente da Amadeus. Da Bergamo, invece, aveva già subìto una recensione che accostava il suo abbigliamento ad un prediciottesimo camorrista (e tra l’altro il rapper era anche vestito bene).
Veniamo invece alle note più dolci e dunque ad Angelina Mango, che conquista meritatamente il primato, così come merita sarebbe stata una vittoria del giovane di Secondigliano. Angelina, lucana che parla “Napoletano come parlo in Italiano” e tifa da sempre per il Calcio Napoli, è un altro volto orgoglioso del Sud, delle sue radici, che sono anche partenopee visto che è nata ad una manciata di chilometri da quella città che per oltre sei secoli è stata la capitale del Mezzogiorno. Un Sud politicamente unito sin dal 1130, che lo è ancora oggi nella grande affinità dei dialetti, della cultura, delle tradizioni, dei simboli, del carattere.
Il palco scintillante di Sanremo è quindi la vetrina di un Sud splendente che, oggi, si riscopre più unito che mai. Sì, perché la contrapposizione tra Geolier ed Angelina è vissuta soltanto da una parte dell’Italia, più o meno quella che va dal Garigliano in su, fatta eccezione per una grande fetta di giovani che da Bolzano a Ragusa ascoltano e cantano Geolier, così come hanno cantato i vicoli di Napoli con Che t”o ddico a ffa’ di Angelina.