Una riserva di caccia borbonica, un pezzo di storia napoletana nelle campagne tra Volla e Casoria oggi sprofondata nel degrado tra roghi, cenere e rifiuti: la denuncia del parlamentare Francesco Emilio Borrelli.
I luoghi che dovrebbero raccontare la nostra storia diventano discariche a cielo aperto, simboli di incuria e dimenticanza. È quanto accade oggi alla Real Riserva di Caccia alla Volla, un tempo rifugio dei sovrani borbonici, ora ridotta a un ammasso di rifiuti e cenere.
Sorta nel Settecento in Contrada Lufrano, tra Volla e Casoria, la riserva — nota anche come Real Caccia di Lufrano — era un’oasi verde dove Ferdinando IV di Borbone trascorreva le giornate di svago, immerso nella natura e nel silenzio della campagna.
Gli edifici che la componevano, con le facciate rosate e i balconi eleganti, rappresentavano un perfetto equilibrio tra casino di caccia e residenza nobiliare. Oggi, di quella bellezza rimangono solo macerie e degrado.
Cumuli di rifiuti, resti bruciati di un incendio e un’assenza totale di vigilanza istituzionale raccontano un disinteresse che pesa come una condanna.
A denunciarlo è un cittadino, proprietario di parte dell’area storica, che ha segnalato la situazione al deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, Francesco Emilio Borrelli: “Tre mesi fa ho segnalato al Comune la presenza di rifiuti scaricati fuori allo stabile. Nessuno è intervenuto, e poco dopo hanno appiccato un incendio. Da allora ho installato telecamere e i conferimenti sono cessati, ma le ceneri dei rifiuti sono ancora lì da due mesi.”
Borrelli ha raccolto la denuncia, chiedendo un’azione immediata: “È inaccettabile che un luogo di tale valore storico e identitario sia abbandonato a sé stesso e trasformato in una discarica. La Real Riserva di Volla rappresenta un pezzo di storia del Regno di Napoli, e invece di essere valorizzata viene lasciata marcire tra rifiuti e ceneri. Ho chiesto al Comune di intervenire immediatamente per rimuovere i residui dell’incendio e avviare un piano di recupero dell’area.”
Un grido d’allarme che suona come un appello alla memoria: non si può difendere il futuro se si continua a cancellare il passato.