Il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, ha espresso enorme soddisfazione:
Fieri di una realtà industriale fiore all’occhiello della città. È il segno di come il comparto produttivo presente presso l’azienda insediatasi a Reggio quasi tre anni fa, quando in tanti lasciavano trasparire timori e incertezze, sia in piena espansione, grazie soprattutto alle straordinarie competenze e professionalità del management e delle maestranze, per la stragrande maggioranza reggine, che vi operano all’interno.
Un’esultanza che, però, noi condividiamo a metà. Se da una parte c’è un Sud che produce eccellenza, dimostrandolo ancora una volta, dall’altro c’è il rammarico che questi treni siano destinati sempre a città non meridionali.
È bello parlare delle realtà meridionali apprezzate in Europa e nel mondo, è motivo di orgoglio vedere le nostre maestranze apprezzate in qualsiasi settore, ancora più bello sarebbe parlare di investimenti nelle infrastrutture a Napoli, Bari, Palermo, Matera, Cosenza, Catania, e così via.
Facendo un esempio, per andare in treno da Agrigento a Siracusa ci vogliono dalle 5 alle 7 ore e mezza. Eppure stiamo parlando di due città che definire favolose è superficiale, avendo enormi e straordinarie ricchezze archeologiche, culinarie, paesaggistiche. Il percorso più breve in auto tra le due città è di circa 200 chilometri.
Da Napoli a Bari bisogna usare due treni e la soluzione più veloce impiega 4 ore, perché le due città più grandi del Sud non sono collegate da una linea ferroviaria diretta, pur essendoci un’autostrada che invece le unisce. Da Lecce a Milano, invece, è possibile viaggiare usando un solo treno impiegando circa 9 ore. A Matera, Patrimonio Unesco, la stazione ferroviaria non c’è proprio.
Si aggiungano le corse scarse e i treni vecchi e spesso rotti per completare il quadro di una situazione che, in uno dei paesi più avanzati del mondo, nel 2018, è un complimento definire tragica. Tornando a Napoli si pensi all’ANM, praticamente un morto che cammina.