Denuncia

Coronavirus, donazioni milionarie al Nord. Il Sud guarda: da noi non ci sono ricchi

È esplosa la “moda” dei benefattori miliardari, che a colpi da 10 milioni di euro stanno costruendo ospedali, finanziando strutture, ricerche, aumentando posti letto di terapia intensiva, ecc… Imprenditori, industriali, banchieri, influencers, cantanti e chi ne ha più ne metta si sono messi in prima linea ad aiutare i “soldati” contro il Covid-19. Bene così, è un modo per ridare al popolo ciò che per tanti anni hanno ricevuto dal popolo, “cliente” dei loro prodotti o servizi e che oggi è in difficoltà.

Così Silvio Berlusconi dona 10 milioni per la realizzazione del nuovo ospedale alla vecchia fiera di Milano, aiutando la sua Lombardia in ginocchio; la famiglia Agnelli che donerà 10 milioni, stessa cifra dal patron di Esse Lunga Giuseppe Capriotti. La Barilla donerà 2 milioni di euro all’ospedale di Parma, la famiglia Caltagirone 1 milione al Gemelli ed allo Spallanzani di Roma; 700 mila euro sono stati donati da Andrea e Ania Recordati, ma anche Ferragni e Fedez donano 100.000 euro al San Raffaele di Milano e con tutti loro, tante imprese, Selex, Lavazza, Grana Padana, Pirelli, Fastweb, Vodafone, Eni, Unicredit, San Paolo, Mediolanum, donano enormi cifre a sostegno degli ospedali e dei medici delle loro zone. Si stanno muovendo milioni per Torino, Milano, Bergamo, Parma, Bologna, Roma.

E al Sud? Possibile che al Sud non ci siano milionari o miliardari che possano fare queste grandi donazioni per sostenere chi si trova al fronte, per aumentare i posti letto e riaprire degli ospedali? Ecco i risultati di una questione meridionale che dura da 160 anni. Da quando Napoli ed il Sud sono state conquistate, non hanno avuto più il “diritto di intraprendere”; non ci sono banche (avevamo il Banco di Napoli, totalmente acquisito), non abbiamo grandi industrie, avevamo le grandi industrie a Pietrarsa, Mongiana, Castellammare e tante altre, che oggi magari, pur non avendo più il “Re imprenditore”, avrebbero potuto avere proprietari che avrebbero donato milioni di euro agli ospedali del Sud.

Napoli ed il Sud al momento non sono provviste di alcun tipo di mega-aziende, industrie, imprenditori capaci di sostenere anche autonomamente la propria terra. È inevitabile che chi si trova in una posizione alta della “scala sociale”, vada ad aiutare direttamente la propria zona, ed è impossibile che gli ultimi grandi “imprenditori” della nostra terra siano stati i Borbone (che regnavano al Sud) fino a 160 anni fa. È proprio per questo motivo che il popolo tutto deve sostenere, per quanto può, le strutture ospedaliere locali.

Non ci sarà nessuno che ci aiuterà: né gli organi di informazione (occupati a dire che al Sud c’è ancora tanta gente che girovaga per le strade, o che i primati sanitari di questo periodo non appartengono a Napoli ed al Sud), né i fondi che inevitabilmente andranno alle zone più industrializzate che hanno avuto gravi problemi, né imprenditori che generosamente possano offrire un po’ del loro pezzo di pane.

Serve appoggiare le nostre strutture che, senza fondi, stanno cercando di trovare la cura a questo virus. Di qui l’invito a tutti i comuni del Sud che hanno strutture ospedaliere in prima linea: “raccogliete fondi dalla popolazione”: anche 10 euro sono preziosi perché dati con amore e con speranza da tutti noi (poveri) cittadini.

Emilio Caserta, giornalista e responsabile ufficio stampa istituzionale. Direttore de "L'Identitario - Quotidiano Indipendente", collaboratore di Vesuviolive ed altre testate giornalistiche locali e nazionali. E' Coordinatore giovanile Nazionale del Movimento Neoborbonico, laureato in Economia e Commercio e proprietario del sito e-commerce identitario www.bottega2sicilie.eu e socio fondatore del 'Caffè Identitario' a Napoli. Appassionato di storia di Napoli e Sud (in particolare dal periodo del Regno delle Due Sicilie a quello Risorgimentale Post-unitario), Attivista del "Comprasud" per la difesa dei prodotti e delle aziende presenti sul territorio meridionale dall'Abruzzo alla Sicilia, collabora con diverse associazioni di beneficenza territoriale.