Il primo giorno del nuovo anno scolastico è stato accompagnato dalla bocciatura di migliaia di mascherine “non conformi”. Con la nota 63471 del 6 settembre 2021, il Ministero della Salute chiede il ritiro dalle scuole delle mascherine facciali prodotte da FCA ITALY S.P.A. lotti 00914086180 e 00914086190: ““I lotti non conformi – spiega il ministero – sono stati prodotti presso lo stabilimento di Mirafiori – Torino dal 24 agosto 2020 al 17 dicembre 2020 e quasi integralmente distribuiti presso gli istituti scolastici italiani. Pertanto si chiede al ministero dell’Istruzione di voler assicurare la massima divulgazione di quanto sopra a tutti gli istituti scolastici interessati, affinché gli stessi provvedano a individuare, non utilizzare e quarantenare le eventuali giacenze delle suddette mascherine facciali riconducibili ai numeri di lotto 00914086180 e 00914086190“.
Le mascherine di FCA erano state anche oggetto di due puntate di Report e Striscia la notizia. Queste puzzavano fortemente di solvente, addirittura di copertone secondo la testimonianza di genitori e degli stessi operai; il problema dell’odore era stato anche ammesso da FCA che si mise al lavoro per risolvere il problema. Non solo, l’interrogativo sorse anche in merito alla capacità di filtrazione dopo che i test fatti eseguire Striscia dimostrarono che i dispositivi prodotti a Mirafiori avevano una capacità di filtrazione di molto inferiore al limite minimo del 98%.
Nella puntata del 15 gennaio 2021, l’inviato di Striscia Moreno Morello si interroga anche sull’eventuale guadagno “zero” per le mascherine di FCA: “Noi non entriamo nel merito ma ci domandiamo: se FCA che ha tutte le macchine regalate dallo Stato, produce 2 miliardi di mascherine ad 8,6 centesimi al pezzo senza guadagnare, come fanno le piccole aziende a sopravvivere, quando si aggiudicano gli appalti CONSIP a prezzi più bassi di 8 cent, e si devono pure pagare le macchine di tasca propria?”.
Va dato atto che numerose sono state anche le denunce e le interrogazioni parlamentari presentate soprattutto dal senatore Gianluigi Paragone di Italexit, il quale ha così dichiarato su Il Tempo: “Alla fine avevamo ragione noi. Noi che mostravamo in Senato quelle mascherine a metà strada tra una pezza buona per tirar su la polvere e gli slip di quelli usati dal massaggiatore o nei centri estetici. Noi che raccoglievamo le proteste delle madri, le quali a loro volta si ritrovavano con questi pacchi di mascherine che i figli portavano da scuola a casa dicendo: «Puzzano, non ce le mettiamo».
Alla luce di tutto quanto, è lecito domandarsi per la rilevanza sulla salute pubblica quanti lotti conformi siano stati in giro nelle case degli italiani, quante mascherine siano state indossate a scuola dai bambini. Chi pagherà per tutti questi fallimenti, considerando comunque che questi prodotti sono sempre pagati con le tasse degli italiani?