E’ stato raggiunto l’accordo tra i vertici dell’Unione Europea sul salario minimo, come reso noto dalla Commissione Affari Sociali del Parlamento Europeo tramite Twitter, per garantire compensi adeguati e nuove regole in grado di rispettare la dignità dei lavoratori: con l’approvazione definitiva della direttiva anche l’Italia, che è tra i sei paesi senza una regolamentazione in materia, dovrebbe recepire la norma nei due anni successivi.
Raggiunta l’intesa, il testo dovrà essere approvato in via definitiva sia dal Parlamento che dal Consiglio Europeo per poi essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale. La direttiva è vincolante nell’obiettivo, cioè quello di garantire un salario dignitoso in tutta l’Unione Europea, e dovrà essere recepita dagli Stati membri, Italia compresa, entro due anni.
La direttiva fissa dei criteri, elencando procedure in grado di promuovere compensi adeguati ed equi, ma non obbliga i singoli stati a cambiare i sistemi nazionali vigenti né specifica cifre valide per tutti i Paesi membri. Per raggiungere l’obiettivo di fondo, che è quello di ‘garantire una vita dignitosa ai lavoratori e ridurre la povertà lavorativa’, l’UE promuove una contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari migliorando l’accesso alle opportune tutele e spingendo gli Stati membri a redigere relazioni sulla copertura e l’adeguatezza dei compensi.
L’Italia fa parte dei pochi Paesi a non servirsi di una legge sul salario minimo. Con la direttiva europea, non ancora definitivamente approvata, anche il nostro Paese dovrebbe provvedere a recepire le nuove procedure. Al momento il disegno di legge è fermo al Senato e continua a causare visioni discordanti tra le forze politiche. La direzione più plausibile, tuttavia, sembra essere quella di fissare il minimo previsto dai contratti collettivi a 9 euro lordi l’ora. I salari netti sarebbero dunque di poco superiori ai 1.000 euro mensili.