Politica

Flop CrediEuroNord: la banca della Lega salvata dal banchiere finito in carcere

È arcinoto che il connubio tra politica e finanza è a dir poco indissolubile. I partiti moderni sono dei veri e propri soggetti economici che, spesso, hanno degli istituti bancari alle spalle. Nel 1998 Umberto Bossi decise che era arrivato il momento anche per la Lega Nord di avere una propria banca, e se non si poteva fare affidamento su un istituto di credito forte e consolidato, si decise di responsabilizzare i vertici del Carroccio invitandoli a sottoscrivere le quote di uno da costruire ex novo. Il presidente della banca era Francesco Arcucci, all’epoca nel consiglio di Banca Intesa, e il vice presidente leghista Gian Maria Galimberti.

Il Galimberti iniziò a raccogliere il capitale sociale della costituenda banca CrediNord che subito cambiò nome in CrediEuronord onde evitare denunce dalla banca francese Crédit du Nord, per un’eccessiva somiglianza tra i nomi. La somma necessaria venne raccolta anche se pare che Galimberti non spiegò mai ai soci che il loro era un investimento a rischio in quanto si trattava di partecipare ad una società non quotata in borsa, non si poteva parlare nemmeno di un credito che i leghisti andavano a fare all’istituto bancario.

Dopo non poche difficoltà la banca vide la luce ma era destinata ad essere una piccolissima realtà nell’ambito delle più piccole strutture di credito cooperativo. Il Galimberti era però convintissimo che la sua creatura sarebbe cresciuta e avrebbe dato filo da torcere agli altri istituti di credito “convenzionali” e non voleva essere ostacolato da nessuno nella sua gestione da vero e proprio padre padrone. Nella sua ottica lui era la banca, poteva disporre a suo piacimento di soci e strutture, ostinandosi a non ascoltare critiche negative nemmeno dai vertici del suo partito d’appartenenza.

I problemi, però, per la banca della Lega Nord non tardarono ad arrivare. In consiglio d’amministrazione il Galimberti si presentava con fidejussioni, garanzie ed assegni rivelatisi poi carta straccia. Con l’ispezione fatta da Bankitalia, nel 2003, vennero alla luce importanti problemi gestionali, non si andò fino in fondo alla questione in quanto la documentazione non venne trasmessa alla magistratura.

Si organizzò in quattro e quattr’otto un salvataggio da parte della Banca Popolare di Lodi di G. F., che sarebbe stata travolta anch’essa di lì a poco da uno scandalo finanziario. G. F. fu infatti coinvolto nello scandalo Bancopoli ed in particolare nel caso Antoveneta, ricevendo alla fine del processo a suo carico nel dicembre 2011 una condanna definitiva a 3 anni e 6 mesi di carcere. Ha scontato solo 6 mesi, ottenendo l’affidamento ai servizi sociali per due anni.

Nel 2006 arrivarono le prime sentenze giudiziarie ai danni di Galimberti e dei suoi sottoposti, condannati ad un risarcimento di 3 milioni di euro a beneficio di tutti coloro i quali avevano creduto ed investito in una banca senza soldi e senza futuro. I militanti sono stati solo parzialmente risarciti attraverso sottoscrizioni dei parlamentari e versamenti da parte della stessa Lega Nord.

Fonti:
Perché fallì CrediEuronord, Il Sole 24 Ore, 26/05/2005
Dalla banca padana alle truffe sul latte. Quanti pasticci in casa del Carroccio, La Repubblica, 06/04/2012
Dalle mazzette ai diamanti, tutti i guai della Lega Nord, L’Espresso, 02/10/2017