Giorgia Meloni
Nel giorno ultimo utile per aderire, anche l’Italia ha deciso di richiedere i prestiti agevolati dell’Unione Europea previsti dal fondo Safe (Security Action for Europe), istituito per rafforzare la capacità difensiva del blocco. La richiesta è stata formalizzata nella notte a Palazzo Chigi, durante un vertice tra la premier Giorgia Meloni, i vice Tajani e Salvini, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, quello della Difesa Guido Crosetto (in collegamento) e il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti.
L’Italia punta a ottenere 14 miliardi di euro in cinque anni, da destinare a spese militari già programmate per il periodo 2026-2030. L’obiettivo dichiarato è “alleggerire il bilancio dello Stato”, trasferendo parte dei costi della Difesa all’interno del programma europeo. Ma la scelta solleva interrogativi: in un Paese con scuole da ristrutturare, ospedali in difficoltà e un mercato del lavoro stagnante, il debito pubblico continua ad aumentare non per investire in sanità, istruzione o occupazione, ma per acquistare armamenti.
Il fondo Safe, parte della più ampia strategia europea Readiness 2030, prevede fino a 150 miliardi di euro di prestiti per potenziare l’industria bellica dell’UE e ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti. I fondi possono essere usati per acquistare missili, munizioni, droni, sistemi anti-drone, difese cibernetiche e altro materiale bellico.
Prima dell’Italia, avevano già fatto richiesta Belgio, Spagna, Finlandia, Estonia, Cipro, Repubblica Ceca, Lituania, Ungheria e altri. Paesi come Germania, Svezia e Olanda, invece, si sono tenuti fuori, potendo contare su condizioni di mercato più vantaggiose.
Resta da chiarire come questa operazione sarà compatibile con le nuove regole del patto di stabilità, che limitano i margini di spesa dei Paesi già in deficit eccessivo, come l’Italia. Il ministro Giorgetti ha definito le regole “insensate”, ma al momento non è stata richiesta alcuna clausola di salvaguardia. E mentre il governo assicura che i conti resteranno in ordine, le priorità di spesa continuano a lasciare perplessi molti cittadini.