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Von der Leyen: “Sanzioni UE a Israele”. Ma Gaza è distrutta e oltre 60mila palestinesi sono morti

Ursula von der Leyen sembra essersi (parzialmente) svegliata dal letargo e annuncia sanzioni dell’Unione Europea nei confronti di Israele. Una decisione che giunge quando ormai la Striscia di Gaza è stata ridotta in polvere e sono morti almeno 60mila civili palestinesi di cui oltre 20mila bambini dall’8 ottobre 2023.

Sanzioni dell’Europa a Israele: un risveglio troppo tardivo

Questa mattina, durante il discorso sullo stato dell’Unione Europea, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha annunciato che proporrà un pacchetto di misure contro Israele. Una scelta che rappresenta una svolta nella posizione dell’UE, finora accusata di immobilismo di fronte alla crisi umanitaria in corso a Gaza.

Von der Leyen ha parlato di “risposta necessaria” a fronte delle violazioni dei diritti umani e dei crimini compiuti nella Striscia. La Commissione intende sospendere i fondi destinati a Israele attraverso vari programmi europei e congelare i rapporti commerciali previsti dall’Accordo di associazione, che regola da anni le relazioni economiche tra Bruxelles e Tel Aviv.

Target: ministri estremisti e coloni violenti

Il piano prevede inoltre sanzioni mirate contro i ministri più radicali del governo israeliano e contro i coloni accusati di violenze in Cisgiordania, un territorio che la comunità internazionale riconosce come palestinese, ma che da decenni vive sotto occupazione israeliana. Secondo von der Leyen, colpire direttamente le figure più compromesse è un passo necessario per ristabilire credibilità internazionale.

La mossa della Commissione si accompagna alla sospensione dei pagamenti già previsti per Israele, un segnale politico che mira a esercitare pressione senza compromettere gli aiuti umanitari destinati ai civili palestinesi.

Divisioni tra i governi europei

Nonostante l’annuncio, il percorso resta incerto. Le proposte della Commissione devono passare al Consiglio, dove siedono i governi dei Paesi membri. In passato tentativi simili sono naufragati a causa dell’opposizione di Stati come Ungheria, Italia e Germania, tradizionalmente più cauti nel sanzionare Israele.

Von der Leyen stessa ha riconosciuto le difficoltà interne all’UE, ammettendo che le divisioni hanno reso finora inefficace la risposta europea. Tuttavia, ha insistito sul fatto che la gravità della crisi a Gaza non consente più ambiguità né ritardi.

Una svolta o un annuncio senza seguito?

L’eventuale approvazione delle misure segnerebbe un cambio di passo significativo, con conseguenze anche nei rapporti transatlantici e nelle dinamiche del conflitto israelo-palestinese. Tuttavia, resta il dubbio che le sanzioni possano arenarsi di nuovo per mancanza di unanimità.

Per ora, la dichiarazione di von der Leyen rappresenta soprattutto un messaggio politico: l’Europa non può più permettersi di rimanere spettatrice. Se e come seguiranno i fatti, dipenderà dalla volontà dei governi nazionali di superare divisioni storiche e assumere una posizione comune contro Israele.